Come a un pit-stop della Ferrari, mentre si svolgevano a Milano le sfilate di moda maschile per il prossimo A/I, Pitti Immagine comunicava i dati di chiusura dell'edizione uomo n° 71. Cifre imponenti: 861 marchi, 297 espositori stranieri, 9.690 buyer provenienti dall'estero, 16.626 compratori italiani, il 7% in meno rispetto al gennaio 2006. A conferma della fase di dura ristrutturazione che il sistema distributivo sta attraversando e che ha ridotto, negli ultimi due anni, del 10% il numero dei negozi. «Soffia aria di ripresa su tutti i mercati esteri, commenta Gaetano Marzotto (nella foto), presidente di Pitti Immagine, importante è stata soprattutto la presenza dei paesi dell'Est Europa e dell'India».
Eppure, sotto traccia corrono un sentimento di malessere, una perplessità per alcune strategie intraprese senza verificare fino in fondo lo stato delle cose un'inquietudine sulla possibile evoluzione di alcuni marchi. Intanto l'addio della Hugo Boss a Pitti Immagine Uomo ha colpito più profondamente di quanto non sia stato dichiarato. Non tanto perché ha lasciato libero un padiglione di 1.000 metri quadrati, per riempire il quale si è inventato una nuova sezione, Touch!, con più espositori, quanto per l'eventualità che abbia indicato una strada alternativa.
In procinto di inaugurare l'immensa showroom di Milano, 4.000 metri quadrati sui Navigli dove un tempo sorgeva la Richard Ginori, il colosso italo-tedesco sposterà qui le sue presentazioni. Potrebbe farlo anche Zegna, che sta per trasferirsi nel palazzo di via Savona-Tortona ben più ampio dì quello precedente. E qualche catastrofista sostiene che potrebbe organizzarsi in sede anche Allegri, che ha un'importante showroom in via Solari, ampliando così quella galassia che già oggi può contare su Moncler, Fay e Hogan.
Estratto da CorrierEconomia del 22/01/07 a cura di Pambianconews