I dati sull'export riportano un po' di buonumore nel settore calzaturiero marchigiano che, secondo gli operatori, potrebbe essersi messo alle spalle un ciclo negativo i cui effetti si sono fatti sentire nella prima fase dell'anno.
Nel secondo trimestre, infatti, secondo l'indagine di Confindustria Marche la produzione è calata del 2% su base annua: meglio comunque rispetto al -12,4% a livello nazionale nel bimestre aprile-maggio. Anche le vendite hanno registrato una flessione del 4,4%. I segnali negativi si sono poi riflessi sui livelli occupazionali, ridotti, fra aprile e giugno, per circa l'1,2%. In questo quadro, una boccata d'ossigeno è venuta dai dati relativi al commercio estero, con esportazioni salite del 6,7% nei primi sei mesi dell'anno, arrivando a sfiorare quota 828 milioni. Il dato assume ancora più rilievo se si pensa che l'anno precedente la stessa variazione era stata negativa per circa 2 punti percentuali. «Per il nostro settore, afferma Roberto Vallasciani, vicepresidente nazionale Anci (associazione dei calzaturieri), questo è un momento molto delicato.
L'onda lunga della crisi degli ultimi anni fa ancora sentire i suoi effetti, ma le indicazioni che ci sono arrivate dall'ultimo Micam (la più importante fiera italiana di settore) sono buone e ci fanno ben sperare per il futuro». Ovviamente, aggiunge Vallasciani, «sta continuando quella selezione che premia le imprese che più investono in innovazione e ricerca e le piccole aziende capaci di aggregarsi o di aggrapparsi a grandi marchi, come contoterzisti o con politiche di licensing».
Una selezione in atto, dunque, che ha creato due velocità in un distretto che, secondo le ultime stime Anci per il 2005, pesa sul calzaturiero a livello nazionale il 32,7% in termini di aziende (2.235; -2,5% su base annua), il 28,6% per gli addetti (27.752; -2,8 su base annua) e il 40% circa in termini di ricavi, stabili sui 2,8 miliardi. Questo a fronte di un calo delle paia prodotte (circa 90 milioni nel 2005) attestato intorno al 3,5%. Segno, anche quest'ultimo, che sono i produttori di calzature a maggiore “valore aggiunto” quelli che tirano il gruppo, come dimostra anche il +12,6% dell'export registrato fra le imprese maggiori prese a esame nell'ultimo report dalla Fondazione Merloni.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 6/11/06 a cura di Pambianconews