I cotoni di Albini compiono 130 anni e sono sempre più resistenti al tempo che passa. Il gruppo bergamasco, da cinque generazioni della famiglia Albini, ha portato a Milano Unica una azienda in buona salute, pronta ad affrontare le nuove sfide del settore con buone prospettive. Il 2005 è stato, infatti, archiviato con un fatturato consolidato di 152 milioni (più 2,7% sull'anno precedente) e un utile netto di 3,7 milioni, confermato anche dalle vendite dei primi otto mesi del 2006 in ulteriore aumento (più 3%). «Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti, spiega Silvio Albini, amministratore delegato del gruppo e presidente di Shirt Avenue. Soprattutto alla luce della congiuntura economica negativa. Il tessile soffre ancora psicologicamente, ma le risposte da parte del mercato iniziano ad arrivare».
E non solo dal mercato italiano. «La risposta positiva del nostro Paese è stata trainata dal buon andamento delle griffe, come Etro, Armani, Canali e Zegna, che sono da anni nostri fedeli clienti, continua Albini. Ma dati confortanti arrivano anche dall'Europa, nostro secondo mercato, in particolare da Spagna e Gran Bretagna, dove il gruppo controlla Thomas Mason, fornitore della Casa Reale inglese».
Oggi il business di Albini è equamente ripartito tra Italia (un terzo), Europa (un terzo) e resto del mondo. «Oggi la sfida si sposta sui Paesi emergenti, Cina e India in primis, conclude. Ma siamo altrettanto convinti che senza innovazione, buon posizionamento, servizio e qualità, tutti made in Italy, non si va da nessuna parte».
Estratto da Finanza&Mercati del 15/09/06 a cura di Pambianconews