Il Wall Street Journal Europe ha commissionato alla GfK Custom Research Worldwide un sondaggio su circa 21.000 persone in 20 paesi su cosa scatta nella testa del consumatore al momento dello shopping. Uomini e donne dicono che la principale ragione (83% donne, 82% uomini) per comprare qualcosa è «che ne hanno bisogno». L'istinto tuttavia gioca ruoli diversi, prendendo il sopravvento (60%) tra le femmine e rimanendo minoranza (48%) tra i moventi dei maschi. Scarpe a parte. Perché qui è lui a scivolare. In media spende 74,20 contro 65,80 euro. Se è italiano 133,90 (contro 124,90) ma il record della vanità ai piedi è dei danesi, con 162,90 euro (solo in Russia e Gran Bretagna il gentil sesso mantiene il vantaggio, con 2,50 e 0,10 euro in più).
E anche il crinale generazionale non è più saldo come una volta. D'altronde, come dicono gli studiosi di tendenze, «i 40 sono i nuovi 30». Resta che fra gli under 30 le emozioni sono il motore principale all´acquisto: «compratori d´istinto» (57%), trend-followers (57%), comprano per il piacere di farlo (69%). Solo la sensibilità ai saldi (74%) li riporta su un prosaico piano di realtà. Per non dire del fattore P (“praticità”) che svetta, per loro come per le altre fasce demografiche, nella classifica delle cause (84%).
I russi (62%) sono quelli che più detestano, e quindi evitano, il made in China. I turchi hanno invece un preclusione forte per i prodotti americani (30%), comprano nazionale (76%) e non si fanno abbindolare dalle sirene delle scarpe (il 90% fissa a 50 euro il tetto di spesa). Il 9% degli italiani è pronto a spendere oltre 200 euro per un paio di calzature. Mentre se il 95% non ha comprato online nel 2005 è perché gli «toglierebbe il divertimento». Sono molto sensibili al nome dello stilista (50%), battuti di un soffio dai greci (51%) che hanno un approccio edonistico (l´82% dice che l´acquisto «li fa felici»). Più pragmatici gli inglesi, almeno a sentire il 34% delle donne che giura che è la svendita a persuaderle a comprare (negli uomini è il 20%). I francesi assicurano invece che il richiamo della marca non ha presa sulla loro razionalità cartesiana: solo il 22% si fa influenzare dalla moda, il 18% da opinioni altrui. A sorpresa, quindi, si registra l´outing tedesco: il 52% fa acquisti d´impulso (solo gli austriaci li battono, col 60%).
Estratto da La Repubblica del 18/07/06 a cura di Pambianconews