La capitale si rassegni, smetta di agitarsi, non tenti nemmeno di gareggiare con Milano in fatto di glamour e passerelle. «Bisogna arrendersi», tuona la direttrice di Vogue Italia prima di assistere alla sfilata dei giovani stilisti in gara per conquistare spazio fra i creativi emergenti: «Roma non è la città della moda. Deve avere un ruolo di scouting, e sarebbe già abbastanza», detta la linea Franca Sozzani, che pure siede nella giuria del concorso Who's on next? su cui AltaRoma punta per individuare i Valentino e i Versace del futuro. «Ogni città ha una sua peculiarità», incalza ancora il boss della bibbia fashion, «insistere sarebbe come voler sottrarre la Fiera del Libro a Torino. Qui la stampa internazionale non viene. E poi, cos´è oggi l´alta moda? Una nicchia nella nicchia, al mondo son capaci di farla non più di cinque: Dior, Givency e pochi altri».
Le sfilate che si aprono oggi non hanno ragion d'essere, copia bruttissima del prêt-à-porter milanese: inutili, secondo Sozzani. E poco importa che lì accanto, «a testimonianza dell'attenzione del governo per i giovani e la loro creatività» sieda il ministro Melandri, romana di Roma come il vicepremier Rutelli che ha promesso di partecipare ai défilé in programma a Palazzo Valentini. Talmente chiaro da costringere la vicesindaco Maria Pia Garavaglia a una replica stizzita: «Nessuno può decidere qual è la città della moda, noi vogliamo essere giudicati dalle capacità, non da lobby esterne. A Milano, poi, c´è un assessore intelligente come Vittorio Sgarbi che non è certo in conflitto con Roma».
Rimbrotto istituzionale rafforzato dal viceministro all´Economia, Sergio D'Antoni, che dopo aver ribadito «il ruolo strategico di AltaRoma per il rilancio e la ripresa del comparto tessile», ricorda i benefici derivanti dalle passerelle capitoline, «non solo per le grandi aziende di moda, ma anche per le piccole e medie imprese artigianali e di piccola distribuzione, che due volte l´anno possono incontrare i buyer e la stampa internazionale». Troppo persino per la Sozzani, che infatti subito dopo smentisce se stessa: «Volevo solo intendere che Roma può fare un gran lavoro di promozione, a sostegno dei giovani talenti».
Estratto da La Repubblica del 11/07/06 a cura di Pambianconews