Diego Rossetti, uno dei tre fratelli titolari, con il padre Renzo, del calzaturificio Fratelli Rossetti ha scelto di dire no all'offerta di acquisizione da parte di un gruppo francese interessato a entrare in minoranza. "Alla fine abbiamo capito che prima o poi ci avrebbe assorbiti completamente", spiega Diego Rossetti. «Quindi abbiamo continuato per la nostra strada e ne siamo felici: i nostri concorrenti inglobati da gruppi non hanno migliorato la posizione o sono spariti».
«L'azienda è solida, nessun debito, siamo fuori dalla crisi che tocca tutto il calzaturiero», prosegue Diego, responsabile marketing accanto ai fratelli Dario (stile) e Luca (produzione e finanza). La scelta di Rossetti è stata quella dell'integrazione verticale completa: produzione in Italia, ufficio-stile interno, contatto diretto col consumatore attraverso negozi propri o in franchising. Ogni anno dall'azienda escono 400 mila paia di calzature destinate all'Italia, al Giappone, agli Stati Uniti e all'India. Non alla Cina, perché Rossetti non si è fatto tentare dalle sirene della Repubblica Popolare. «Un negozio a Shanghai o a Pechino costa come a New York, però i cinesi non sono ancora compratori maturi» continua Diego.
In India, invece, il negozio Fratelli Rossetti appena aperto a Mumbai ha avuto un esordio che i titolari dell'azienda definiscono «eclatante», tanto che progettano l'apertura di un secondo punto vendita a New Delhi nel marzo 2007. «Gli indiani sono più vicini a noi, leggono giornali occidentali, viaggiano. In India il tarocco Rossetti non si trova».
Intanto, in Italia, l'azienda sta orchestrando il grande salto della managerializzazione. «Il nostro obiettivo» dice Diego Rossetti « è coinvolgere meno i titolari in responsabilità operative e far entrare manager con competenze strategiche».
Estratto da Economy del 7/07/06 a cura di Pambianconews