Nessun settore dell'abbigliamento, a esclusione dello sportswear, può dirsi in salute come quello riservato ai bambini. Lo dimostra anche il deciso aumento degli investimenti pubblicitari specifici: secondo l'analisi Pambianco, nel 2005 la spesa è aumentata del 42,4% a 11 milioni di euro, rispetto al 2004. Decisamente aumentati anche i marchi presenti: da 54 a 74. Ma anche considerando i marchi omogenei nei due anni presi in esame, la crescita è netta: +27,6%, a 8,6 milioni di euro.
Come sempre, i dati in analisi sono stati nettizzati, come si dice in gergo, abbattendo i listini del 75%. Da questo computo, top spender emerge Chicco, con un investimento di 2,6 milioni (+39,5% rispetto al 2004) e una share sul totale settore del 24,4%, seguito da Brums, con una spesa di 869 migliaia di euro e una share del 7,9%, che però guida la classifica come spender con la maggiore pressione pubblicitaria, aumentata non a caso del 3691% nel 2005. Terzo è Prénatal con 605 mila euro (+221,6%, e una quota del 5,5%).
Buone performance anche per Original Marines e Guru, il marchio di Matteo Cambi che, dopo aver conquistato la fascia dei teenager e aver iniziato una politica strategica e creativa di diversificazione sul target principale, sta acquisendo quote fra i più piccoli. Il discorso cambia, insieme con la classifica, quando si paragona l'investimento al numero di citazioni/articoli registrati sulla stampa, quotidiana e periodica: allora il numero uno diventa Dior, seguito da Geox e da Laura Biagiotti. Il marchio-bambino comunque più citato sulla stampa resta comunque Benetton, seguito da Petit Bateau e da Simonetta.
Estratto da Mffashion del 4/07/06 a cura di Pambianconews