Dalle bancarelle alle vetrine del centro: è questo il percorso che, da qualche tempo, sembrano aver intrapreso vestiti e accessori falsificati. La qualità crescente dei capi contraffatti e i pochi scrupoli di troppi commercianti, attratti dai guadagni «gonfiati», stanno trasformando il mercato mondiale della moda in un «suq» dove il confine tra legale e illegale è sempre meno decifrabile per consumatori e controllori.
E' soprattutto in Italia, patria di 9 delle 15 griffe più contraffatte, che il problema ha assunto dimensioni notevoli. Guardia di finanza, polizie municipali e Indicam (l'istituto di Centromarca che si occupa della lotta ai falsi) concordano su un dato allarmante: la percentuale di commercianti regolari che ogni giorno vendono ai loro clienti imitazioni delle griffe più prestigiose è in continuo aumento.
Nel nostro Paese il giro d'affari delle copie ha raggiunto nel 2005 la cifra record di 7 miliardi di euro. Per il momento i maggiori poteri in carico alle polizie locali hanno solo provocato una lieve crescita dei sequestri e una raffica di multe in più per abusivi e acquirenti. «Servono leggi più stringenti, ma soprattutto sanzioni penali» afferma Daniela Mainini, presidente del Centro studi anticontraffazione, nato per promuovere la collaborazione tra aziende italiane, governo e forze dell'ordine.
Estratto da Economy del 30/06/06 a cura di Pambianconews