Matteo Marzotto è alla ribalta, sia per la cronaca economica sia per quella mondana. E lo sarà ancora di più, vista la decisone di essere testimonial della Lebole, marchio storico, ora di famiglia. La campagna sarà presentata durante l'imminente Pitti Immagine Uomo. «Lebole è uno dei brand a cui sono più affezionato dopo Valentino. È una linea che offre una collezione total look con un rapporto qualità/prezzo eccezionale. Ci credo molto», dice Marzotto.
Fu lanciato con lo slogan: «Ho un debole per l'uomo in Lebole».
Sì, ma l'abbiamo rilevata dopo. Allora era un'azienda rivale. Controbattevamo con un Renzo Arbore in varie situazioni imbarazzanti. Come quando, restando, per qualche disavventura, con solo un asciugamano addosso, diceva: «Scusate, abitualmente vesto Marzotto». Fu un tormentone che piacque.
Impegnativo succedere ad Arbore.
Di sicuro non cerco un confronto. Poi in famiglia c'è un precedente. Mio zio Giannino aveva una Ferrari e negli anni Cinquanta vinceva le Mille miglia battendo campioni come Fangio e Ascari. Correva in doppiopetto… Marzotto. Giornali e cinegiornali ci andavano a nozze.
Una bella pubblicità gratuita.
Intanto bisognava comprargli la Ferrari. Scherzo… Naturalmente neppure io sono pagato. L'azienda versa un contributo alla Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica a Verona di cui sono promotore.
Certo, sua sorella…
Annalisa morì di questo male nell'89. Sono cresciuto accompagnato dal suo respiro affannoso, dai colpi di quella tosse tremenda. Si tentò di tutto, ma allora era impossibile. Quando ci lasciò diventò un dovere usare tutti i miei mezzi per continuare la sua battaglia.
Estratto da Panorama del 16/06/06 a cura di Pambianconews