Quando si leggono i risultati di un gruppo come Mariella Burani Fashion Group, viene da chiedersi se ci troviamo di fronte a un fenomeno straordinariamente positivo, ma molto raro, visto che l'Italia è stata dipinta negli ultimi anni come un Paese in declino e prossimo al collasso economico. La meraviglia cresce se si osserva l'andamento del fatturato Mbfg, passato da 304 miliardi di lire nel 2000 a 483 milioni di euro nel 2005.
Come è possibile una performance di questo genere in un periodo che, al di là delle cassandre di casa nostra, è stato obiettivamente difficile per tutto il mondo industrializzato? «Ci siamo focalizzati sul lusso accessibile», precisa Giovanni Burani, AD del Gruppo, «inoltre abbiamo fatto delle acquisizioni su questo tipo e modello di business. Abbiamo focalizzato la nostra attenzione anche nelle diversificazioni. Con la creazione del distretto industriale dell'ambiente con Greenvision e con Bioera, siamo entrati pure nel campo benessere. In generale andiamo su settori ad alti tassi di crescita e alto valore aggiunto».
Dunque c'è la filosofia del “lusso accessibile” alla base del successo del Gruppo Burani. «E importantissimo», sottolinea l'amministratore delegato, «si tratta della capacità di industrializzare il lusso, di portare un prodotto di altissimo livello qualitativo, unico e quindi con un grande contenuto di creatività, al retail a prezzi accessibili».
Il Gruppo tende a delocalizzare, specie nell'Est Europa, ma la produzione prevalente è made in Italy. «Come apertura negozi e come sviluppo nei mercati emergenti siamo presenti in Russia, Europa dell'Est, Medioriente e oggi pure in Asia».
Estratto da Espansione del 13/06/06 a cura di Pambianconews