Quello che bisogna riconoscere ai Moretti, famiglia di industriali tra Arezzo e Firenze, è la capacità di valutare i tempi, di non farsi travolgere da quell'ansia del tutto e subito che è una delle caratteristiche più temibili della moda. Dieci anni fa, conoscendone bene la particolarità della produzione, avevano acquisito Arfango, un'azienda centenaria della pelletteria che tra i Sessanta e i Settanta era stata un degno competitor di Gucci e Ferragamo.
Sono stati i due figli, Alberto e Andrea, a mettere a punto un progetto di stile completo, riprendendosi le licenze e valorizzando le competenze familiari nel campo del tessile-abbigliamento. Basta pensare che la madre è una Lebole e che, nell'Italia del boom economico, l'azienda che portava questo nome ha vestito generazioni di piccola e media borghesia, fino a essere rilevata da Lanerossi-Eni, quindi dalla Marzotto. «Abbiamo continuato a occuparci di abiti con un'azienda, Confitalia, che produce capi da uomo come private label dei grandi magazzini italiani e stranieri, con un fatturato di circa 100 milioni di euro, spiega Alberto, 30 anni, presidente di Arfango, mentre il fratello Andrea è amministratore delegato. Nell'immobiliare siamo ancora presenti, con un'attenzione particolare per il retail. Abbiamo una catena di 16 store di ampie dimensioni, dai 1.500 ai 2 mila metri quadri, Modì e moda, che offrono informale decisamente low cost. Oltre ad alcuni negozi, Modi di campagna, specializzati nel country stile. Tutti fondati da mio padre, che adesso è totalmente concentrato sull'eccellenza dei suoi vini e vigneti».
Se aggiungiamo che i Moretti erano i proprietari di Carshoe del quale cinque anni fa hanno ceduto il 51% a Patrizio Bertelli, Prada si capisce che Arfango ricomincia la sua vita su basi solide. Con obiettivi concreti e di buon senso: arrivare in tre anni a 25 milioni di euro di fatturato e aprire tra breve due negozi che raccontino uno stile di vita e, dice il giovane presidente con una certa timidezza, «un buon gusto difficile adesso da trovare».
Estratto da CorrierEconomia del 12/06/06 a cura di Pambianconews