Le agenzie di modelle hanno annunciato uno sciopero di tre ore per oggi a causa della concorrenza sleale e l'assenza di regole nel settore. Le multinazionali americane, infatti, sono accusate di aprire e chiudere filiali a spot per gestire direttamente gli ingaggi delle top durante le sfilate. Esiste dunque l'esigenza di istituire un albo e ufficializzare con licenze l'attività, alla richiesta di far lavorare il made in Italy (dai fotografi, ai truccatori, ai parrucchieri, alle location).
Oggi, in un dibattito aperto (ore 17, Palazzo delle Stelline, a Milano), se ne parlerà. Anche con le modelle. «Da un paio di anni a questa parte un mese prima delle sfilate una grande multinazionale americana affitta degli uffici, apre una sorta di filiale e gestisce direttamente da Milano gli ingaggi, spiegano all'Assem, fatture in Lussemburgo e finite le sfilate si sbaracca». «Ci tolgono il lavoro nel periodo di maggior interesse (le sfilate sono fra le voci più redditizie dei bilanci), interviene Piero Piazzi della “Women”, però poi noi non chiudiamo: restiamo aperti con strutture e dipendenti. Dovrebbe essere come in Francia con le licenze, l'iscrizione a un registro e il deposito di una somma a garanzia».
Il business delle agenzie (fatturati dai 500 mila ai 10 milioni di euro) è presto detto: il 20% sui cachet; che sono fra i 500 euro e i 20 mila per una sfilata e 150 euro al giorno per i redazionali. Poi c'è la percentuale (sempre il 20) sulle campagne pubblicitarie (il business più grosso) che però spesso sono gestite dalle agenzie straniere. «Ora si vede chiaramente quali siano i nostri margini di guadagno, e per tutelarci da quelle “toccate e fughe” abbiamo bisogno di una legge», spiega Piazzi. Progetto (che parla di licenze e albi) fermo dal '99.
Estratto da Corriere della Sera del 17/05/06 a cura di Pambianconews