Finpart, la società di Gianluigi Facchini, cadeva a pezzi e lui faceva sponsorizzare il mega yacht di famiglia da uno dei marchi del gruppo. Le aziende non pagavano i fornitori ma lui saldava le salatissime consulenze di una professionista del calibro di Paola Del Curto, nel cui curriculum spiccava una voce: «moglie di Facchini». Era stracarico di debiti (soprattutto con la compiacente Popolare Intra) ma si attribuiva uno stipendio superiore a quello di Vittorio Mincato dell'Eni o di Marco Tronchetti Provera. Gli piaceva pensare in grande, era un patito di Napoleone di cui aveva una gigantografia in ufficio.
Era un brillante internazionale perché la moda (Cerruti, Pepper, Moncler, Marina Yachting) lo portava sulle passerelle di Milano, Parigi, New York. E fu a Parigi, si racconta, che in piena ebbrezza da sfilate il commercialista di Lecco, oggi in carcere, organizzò una cena di quelle da arabi in vacanza, radunando solo bella gente intorno a un tavolo e ingaggiando Eva Herzigova. Il budget? Venticinquemila euro. Voleva «impressionare» il banchiere Ubaldo Livolsi al quale stava chiedendo di affiancarlo nella gestione. Livolsi accettò (e oggi è tra gli indagati).
E poi arriva l'operazione con i libici della Lafico. Loro entrano in Finpart e Olcese, prendono schiaffi in entrambe e poi, non si sa come, la Finpart presta 14 milioni a Lafico (non è un errore: la Finpart presta soldi ai libici) e non li rivede più. Regolamento di conti? A un certo punto, poi, nell'Olcese gestione Finpart compare con il 15% l'improbabile Société Togolaise du Coton. La Consob l'ha cercata per multarla (20 mila euro), ha trovato la casella postale 219 ad Atakpamè, Togo (Africa). Quando Facchini molla nella primavera del 2004 gli subentra Gianni Mazzola che era già in affari con lui. Insieme a Mazzola anche Carlo Pagani, banchiere svizzero. Nel luglio 2004 un bond va in default, si vende il vendibile, spunta anche Massimo Canavesio tra i compratori di un'azienda del gruppo. Tutto inutile. A ottobre 2005 la procura di Milano chiede il fallimento. Una Waterloo per Facchini.
Estratto da Corriere della Sera del 16/05/06 a cura di Pambianconews