Nel 2004 aveva quasi recuperato la frenata dell'anno precedente, ma nel 2005 il gruppo Armani ha ritrovato il passo di corsa e ha chiuso il bilancio con un fatturato netto consolidato record, in crescita del 10% a 1.428 milioni di euro, secondo in Italia solo a Gucci. Un exploit che acquista un valore ancora più significativo considerando che i ricavi del gruppo milanese sono quasi triplicati in dieci anni, senza acquisizioni di altri marchi: nel 1995, infatti, il giro d'affari era di “soli” 493 milioni di euro. Intanto, anche il primo trimestre di quest'anno è partito di slancio: le vendite dirette, a livello retail, sono aumentate dell'8%.
Una conferma della svolta del 2005 arriva anche dai margini, che riprendono a salire: l'ebitda (il margine operativo lordo) è aumentato del 10% a 263 milioni, il 18% del fatturato netto consolidato, mentre l'ebit (il risultato operativo) ha messo a segno un balzo del 18% a 191 milioni (13% sul fatturato). Ma ciò che colpisce è la liquidità netta del gruppo: 443 milioni (erano 397 nel 2004) dopo investimenti per 104 milioni, dei quali 36 destinati al retail.
Per Giorgio Armani, come per tutte le grandi griffe, l'espansione internazionale resta un punto di forza. A partire dalla rapida espansione (+24%) nell'area cinese, «che ora, in Asia, rappresenta il secondo mercato più importante dopo il Giappone» ha sottolineato il presidente. In quella regione, l'anno scorso, sono stati aperti 35 negozi monomarca e 28 shop in shops: oggi vale il 3% del fatturato wholesale del gruppo. Le vendite nei negozi sono poi aumentate dell'11 % in Giappone, del 10% in Europa e del 3% negli Stati Uniti.
Per il gruppo i ricavi che derivano dall'Italia oggi sono il 18% del totale, l'Europa copre il 35%, gli Usa il 25% e il Far East il 7%. L'abbigliamento rappresenta poco più della metà del fatturato, mentre profumi e cosmetici sono ormai arrivati al 28% con una crescita a livello mondiale del 15%. Ma a trainare la corsa sono soprattutto gli accessori che insieme all'arredamento per Armani rappresentano il settore che ha il maggior potenziale di sviluppo.
Alla luce deigli ottimi risultati lo stilista ha commentato «possiamo guardare al futuro con grande ottimismo e fiducia».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 13/04/06 a cura di Pambianconews