I beni di alta gamma per tutti gli anni Novanta e fino al 2001 hanno registrato un exploit continuo, +9% annuo. Poi la gelata, nel 2002 crescita zero, e per la prima volta un valore negativo l'anno dopo. Nel 2004 il barometro è tornato in positivo con un +4%, seguito da un +7% l'anno scorso (addirittura +10% per l'Italia, in un contesto generale tutt'altro che esaltante). Altagamma, presieduta da Leonardo Ferragamo, è appunto l'associazione che raggruppa il meglio del made in Italy, come Bulgari, Artemide o Sanpellegrino, è decisamente più comoda di molte altre.
Lei è una sorta di ambasciatore del made in ltaly all'estero, ma intanto qui in Italia si fa campagna elettorale anche parlando di dazi e di Cina. Che effetto le fa?
Vuol dire che la percezione della globalizzazione è ormai diffusa e le decisioni di Bruxelles si seguono con attenzione anche qui, giustamente.
A proposito, che giudizio dà della politica commerciale della Ue?
Sono stati fatti passi avanti nella lotta alla contraffazione e nelle politiche di accesso ai mercati. Battaglie che Altagamma ha portato avanti assieme a Confindustria, ma anche con le due consorelle francese e inglese. Lavoriamo per arrivare alla piena reciprocità nell'apertura dei mercati. Dobbiamo arginare con misure di breve termine, come i dazi. Il made in Italy va sostenuto con fermezza, va difeso e protetto, anche e soprattutto nelle nicchie, nel lavoro artigianale. Certo, ci rendiamo conto che ci confrontiamo con situazioni di costo che a volte non sono gestibili e dobbiamo anche pensare alle alternative. Ma l'esecuzione del prodotto deve essere qui, altrimenti si generano equivoci sul concetto di made in Italy, soprattutto per chi non ha marchi affermati.
Quali sono i successi più importanti delle vostre missioni di diplomazia commerciale?
Abbiamo lavorato molto su aree come Russia, Paesi arabi e India. Al primo ministro indiano, per esempio, abbiamo fatto presente che nel suo Paese gli stranieri non potevano controllare una società di distribuzione. E oggi possono avere il 51%, grazie alle nostre pressioni. Ma per conquistare quel mercato lavoriamo molto anche sul fronte della formazione.
A settembre, ad esempio, partiranno i corsi in India dell'Università Bocconi per giovani manager nel settore del retail, prima in aula e poi in Italia, nelle nostre aziende. Il made in Italy si rafforza anche pensando a coltivare queste professionalità. Ma non è tutto. C'è la costruzione di una sorta di via Monte Napoleone a Delhi. Una strada centrale, nulla a che fare con uno shopping center di periferia, nella quale si affacceranno le vetrine con la migliore produzione italiana. Un'operazione che vogliamo realizzare in concreto entro il 2008 e che servirà anche a posizionare l'immagine dell'intero sistema Paese. In India l'Italia arriverà per prima, al contrario di quel che è successo in passato in altri Paesi, dove abbiamo dovuto rincorrere.
Estratto da Economy del 31/03/06 a cura di Pambianconews