La politica e l'imprenditoria il quarantaseienne Massimo Carraro le porta avanti sin da giovane. Forse la passione politica è venuta prima ancora del lavoro nella Morellato, l'azienda di famiglia. Ha militato sin da giovanissimo nelle file della sinistra e poi è arrivato l'impegno aziendale di cui è attualmente l'amministratore delegato. Ha sempre cercato di conciliare le due cose, potendo anche contare sul fatto che in azienda c'è suo fratello Marco che si occupa dell'area industriale, logistica e prodotto. E così dal %u201899 al 2004 è stato membro del Parlamento Europeo, nelle liste dei democratici di Sinistra.
La sfida invece che lo ha visto vittorioso è quella di aver trasformato la Morellato, nel giro di un paio d'anni, da azienda di cinturini di orologi a quella di azienda di gioielleria “leggera”, per così dire. Carraro ha avuto l'intuizione di cavalcare il fenomeno cominciato qualche stagione fa del “gioiello moda”, facile da portare e soprattutto facile da comprare. Non si tratta di gioielli importanti, ma di monili che strizzano l'occhio ai più giovani sia nell'ispirazione che nella fascia di prezzo che va dai 50 ai 100 euro. Tutto rigorosamente d'acciaio e solo con un minimo richiamo ai materiali preziosi: un diamantino o un po' di oro. Quindi: prodotto simpatico per i più giovani, abbordabile nel prezzo, appoggiato su un canale distributivo già sperimentato. Funziona. Tant'è che Morellato è sbarcato anche in Cina. «Lì ci siamo fatti noi il canale distributivo, spiega Carraro. Abbiamo aperto venti negozi in poco più di un anno in partnership con dei cinesi, e nel frattempo stiamo costituendo la Morellato Cina».
Al che ci si chiede perché i cinesi dovrebbero comprare da un italiano quello che loro potrebbero fare benissimo a casa loro visto che non di lusso si tratta, ma di prodotto accessibilissimo. «In effetti la questione non è nella manifattura del prodotto, ma nell'idea del prodotto e in come lo si comunica, spiega Carraro. Sono convinto che il made in Italy sia un valore, ma non di per sé. Bisogna farsi conoscere attraverso la marca. Personalmente credo nel made in Italy che esprime valori di creatività e lo fa attraverso marchi. Purtroppo in giro vedo ancora troppo made in Italy senza marchio».
La società, che è stata segnalata come una delle aziende più dinamiche tra quelle medio-piccole nel 20032004 dall'Ufficio Studi di Mediobanca, ha chiuso il 2005 con un fatturato di 95,5 milioni di euro (+27,3%) di cui il 60% è destinato all'export, un margine operativo lordo di 20 milioni e un utile netto di 11,5 milioni di euro. «L'obiettivo dei prossimi tre anni è di raddoppiare il fatturato, spiega Carraro . Vogliamo crescere attraverso i nostri marchi e quelli su licenza. Contribuirà anche la piccola pelletteria che partirà ad ottobre e il lancio degli orologi, sempre legati al nostro target. C'è anche il design, ma rimane più marginale». Uno sviluppo autofinanziabile, ma non chiudono la porta a crescite esterne. «Siamo pronti ad aprire il capitale a terzi e non abbiamo preclusioni verso la Borsa, ma comunque sarebbe un debutto che va al di là dei prossimi tre anni».
Estratto da Affari&Finanza del 23/01/06 a cura di Pambianconews