Cambia la logica con cui l´Unione europea distribuisce i fondi strutturali tra i paesi, 25, e cambiano le alleanze tra le regioni che si vedono allineate non più per caratteristiche territoriali (aree agricole, ex industriali, in via di sviluppo) ma per problemi comuni da superare. E´ questo lo spirito con cui la Toscana si fa capofila di un progetto di riqualificazione industriale che impegna due milioni e mezzo di euro nella zona del cuoio di Pisa e in quella del tessile a Prato.
Il nome dell´operazione rilancio è District, distretto appunto, e nelle intenzioni della Commissione di Bruxelles punta «all´innovazione e alla modernizzazione delle città europee per consentire ai distretti economici locali di adeguare il proprio contesto urbanistico e logistico ai nuovi bisogni competitivi imposti dalla globalizzazione». Oltre alla Toscana partecipano le regioni della Sassonia in Germania, del West Midlands in Gran Bretagna e del Vastra Gotaland in Svezia.
Il governo regionale presenterà 2 bandi: uno con la regione inglese del West Midlands e l´altro con la regione svedese di Vastra Gotaland. L´obiettivo comune è quello di costruire le condizioni per favorire il passaggio da economie basate sui distretti industriali tradizionali ad un modello nuovo. Ovviamente una parte del lavoro si fonda sullo scambio di informazioni tra paesi diversi e di approccio con le difficoltà create dalla concorrenza orientale. A parlare del progetto District, ieri, erano gli assessori toscani alle attività produttive Ambrogio Brenna e all´urbanistica Riccardo Conti, il sindaco di Prato Marco Romagnoli e il presidente della Provincia di Pisa Andrea Pieroni. Il progetto presentato dalla Toscana è arrivato primo tra quelli di 96 paesi e ha avuto un finanziamento di 6 milioni e 646 mila euro, di cui 2 e mezzo investiti qui.
«Abbiamo bisogno di salvaguardare e rilanciare il ruolo delle piccole e medie imprese manifatturiere. Per questo abbiamo deciso di investire fortemente nei distretti industriali di Prato e del Valdarno inferiore», spiega Brenna. Ma in economia contano molto le infrastrutture di un territorio. «Per questo vogliamo investire in aree che possono diventare o continuare ad essere motore dello sviluppo regionale, oggi in difficoltà», dice Conti.
Estratto da La Repubblica del 20/12/05 a cura di Pambianconews