Marco Fortis, economista vice presidente della Fondazione Edison che i distretti li ha studiati in tutte le loro sfumature, dice che «non è il modello a non funzionare più, ma i settori nei quali sono specializzati a essere sottoposti a una concorrenza spietata, spesso sleale. Siamo in una situazione da elmetto permanente. Eppure c'è capacità di reazione anche nel tessile-abbigliamento, nonostante si lavori in condizioni da guerra commerciale».
Considerazioni che sono confermate dall'ultimo Monitor sull'export dei distretti, realizzato da Banca Intesa. Dal quale si vede che: a) le esportazioni sono mediamente cresciute meno che l'industria manifatturiera, ma c'è chi ha fatto anche molto meglio; b) finora i distretti hanno dato un bell'aiuto all'occupazione, visto che in queste aree – grazie alla «rete» e alla vicinanza delle imprese, c'è stata una crescita quasi generalizzata degli occupati, cosa che non è successa altrove; c) i distretti hanno spinto e permesso alle aziende di aumentare di dimensioni, un rafforzamento ben maggiore di quanto hanno fatto altre zone non distrettuali, con ciò rispondendo a una delle criticità maggiori del nostro modello economico.
Imprese che, spiega Stefania Trenti, coordinatrice del Monitor, «puntano molto sul marketing, inteso sia come pubblicità sia come capacità di seguire i clienti e coglierne i cambiamenti di gusto in modo rapido». Che «sanno concepire nuovi prodotti, che per le macchine dell'imballaggio (tra i distretti più costanti nelle performance positive, nda) significa ricerca e sviluppo di brevetti e adattamento dei macchinari ai clienti, mentre per l'abbigliamento è la novità delle collezioni». Infine, «imprese che sono capaci di sostenere investimenti nell'Ict che consentono, per esempio, di coordinare la produzione nei Paesi lontani». E qui c'è uno snodo: si stanno formando imprese «più leggere dal punto di vista della produzione». Molte, infatti, per competere ed essere più vicine ai mercati di sbocco hanno delocalizzato o stanno facendo.
Ma sulle delocalizzazioni, causa anche di grossi cali dell'export, come nel barese e materano, visto che alcuni mercati vengono serviti dalla Cina, Fortis sostiene che, con le produzioni, il Paese dovrebbe esportare anche «il capitalismo dal volto umano tipico del modello distrettuale. Se non andiamo a sfruttare i lavoratori come fanno le grandi multinazionali, se estendiamo anche in Cina la responsabilità sociale delle imprese, con orari di lavoro giusti, stipendi sopra la media e sapendo che il motivo per cui stiamo sul mercato è perché si hanno tecnologia e design, riusciremo a sviluppare qualcosa di molto innovativo».
Estratto da CorrierEconomia del 12/12/05 a cura di Pambianconews