Boselli: La riscossa della moda parte dall'alto
Come sta andando davvero il sistema-moda lombardo? Mario Boselli, presidente della Camera della moda, fotografa così il momento, tra segnali contraddittori: «La situazione si sta stabilizzando, ma è accaduto per una ripresa vigorosa o piuttosto per un ridimensionamento dell'offerta? Io direi un po' tutte e due le cose». E prova a delineare il futuro: «Osservando la piramide dei consumi, bisogna capire che la produzione di massa, di bassa qualità, è persa. È inutile perderci tempo perché non possiamo competere con i cinesi in questo campo. La produzione alta invece è un altro discorso, lì abbiamo i migliori stilisti del mondo e siamo saldamente in sella. La vera battaglia è in quella intermedia, dove c'è anche un gran numero di addetti a rischio» .
«La cosa importante è presidiare», conclude il presidente, «i mercati in cui siamo forti, Europa, Stati Uniti e Giappone, e dissodare qualche terra vergine, cioè i Paesi dove il Pil cresce a più del 3% annuo, prima di tutto la Cina, poi Russia ed Europa orientale, anche se per ora un calo del 10% nelle vendite in Germania non è compensato da un 30% in più in Cina, perché questi mercati sono partiti da quantità molto basse». Prospettive a parte, la moda lombarda esce in effetti ridimensionata dal quadriennio horribilis 2000-2004: l'indice di produzione industriale è sceso di 3,5 punti percentuali nel settore tessile, tre nella pelletteria e calzature, due nell'abbigliamento. Il fatturato totale del settore tessile è calato del 3,3%, del 4% nel settore pelli e calzature e del 2,2% nell'abbigliamento. Il Pil dei tre settori è diminuito, e anche se la Lombardia ha mantenuto in questi anni la sua quota del 31% sul totale nazionale nel tessile e nell'abbigliamento, più di 7 miliardi e 232 milioni di euro ai quali vanno aggiunti i 500 milioni dell'industria conciaria, i valori si ridimensionano a 6 miliardi e 400 milioni se rapportati ai prezzi costanti del 1995, con una diminuzione dell'attività economica totale. Gli addetti dell'industria sono calati. Al 2003, tessile, abbigliamento e industrie conciane impiegavano quasi 210 mila persone in Lombardia, 170 mila nell'industria. Confindustria Lombardia l'ultimo 28 ottobre ha diffuso i dati relativi al terzo trimestre 2005, che hanno confermato i segnali di ripresa, con una crescita dello 0,8% della produzione industriale regionale, anche se per ora nella moda soltanto il fatturato del settore pelli e calzature è tornato positivo, al 3,1%.
La Regione Lombardia a fine 2004 ha attuato i primi provvedimenti a sostegno della competitività del settore. Nell'ambiente comunque si fa strada un ottimismo della volontà, riflesso nelle parole di Giovanni Bozzetti, assessore alla Moda e al turismo del Comune di Milano. «Le proiezioni per il 2005-2006 sono buone, aumenta l'export, i consumi migliorano, i segnali di ripresa sono reali. Nell'ultimo anno a Milano i turisti extra Ue sono aumentati del 14%, richiamati soprattutto dalla moda, contro il 6% dell'Italia, un aumento dovuto in particolare ai russi, +30%, e ai cinesi, +33% ». In questi anni la moda per Milano e la Lombardia è rimasta il principale motore di sviluppo: «È il nostro gioiello nazionale, e le istituzioni devono sostenerla senza alcuna remora, in sinergia con i privati».
Ottimismo condiviso da Massimo Costa, segretario generale di Assomoda: «Il sistema della moda italiana, e in particolare lombarda, continua a essere uno dei capisaldi dei nostri conti con l'estero, con una forte propensione all'esportazione, decisamente superiore alla media dell'industria manifatturiera. Le esportazioni riguardano la Ue, ma con un ruolo crescente di Paesi emergenti come Romania, Turchia, Hong Kong, Tunisia. Per i beni di consumo gli Stati Uniti sono sempre il nostro maggiore mercato, seguito da Giappone e Russia». E riguardo alla Cina? «La concorrenza asiatica è un fatto consolidato, che non può non portare a strategie di sviluppo diverse rispetto al passato. Occorre innovare, investire nella qualità e puntare all'internazionalizzazione», conclude Costa.
Estratto da Il Mondo del 09/12/05 a cura di Pambianconews