Sarebbe più semplice fermare per strada un mister Trump o un mister Gates o mister Abramovich (tre generazioni di miliardari diversi) e chiederlo a loro: «Scusi ma il lusso made in Italy per lei cos'è?». Semplice e impossibile. E comunque non sarebbero risposte diverse da quelle che darebbero altri Paperoni: moda, motori, arte (dal design, alla pittura alla fotografia) e cucina. Con qualche eccezione: dal cactus siculo, a un'arma «personalizzata» Beretta, dai libri edizioni Skira o Franco Maria Ricci alle penne tempestate di brillanti di Montegrappa.
La moda vince in Borsa (fra le prime undici del mondo ce ne sono 5 italiane). Le griffe italiane sono il lusso a 360 gradi. Si può andare a stagioni, quest'anno per esempio: per l'uomo resta un completo di Giorgio Armani, per la donna l'ultima pelliccia di Prada, per gli accessori la borsa intrecciata a cestino di Bottega Veneta e le scarpe purché artigianali (da Ferragamo a Tod's, da Sergio Rossi a Gucci) con il vezzo del su misura; i tessuti di Loro Piana e Zegna.
Per quanto riguarda i gioielli, basta un nome Bulgari. Solo una signora come Ljiuba Rizzoli, che ama i «brilli» (lei chiama così i suoi amici, i brillanti) può spiegare perché: «Un gioiello di Bulgari lo riconosco subito perché mi sorride. Frivolo, colorato, ti mette di buon umore. Porto sempre uno smeraldo che mi regalò come fosse una caramella Giorgio Bulgari, quando, giovanissima, entrai nella gioielleria a Roma. Non c'è asta che vada deserta se c'è un Bulgari all'incanto!».
Estratto da Corriere della Sera del 5/12/05 a cura di Pambianconews