«Mi sembrano passati dieci anni», ricorda Paolo Zegna. Dall'elezione a presidente di Sistema Moda Italia, invece, è passato molto meno tempo. Era il luglio 2004 quando il giovane imprenditore biellese ha lasciato parte delle responsabilità dell'azienda di famiglia al cugino Gildo Zegna (con cui condivide il ruolo di amministratore delegato) per lanciarsi nell'impegno associativo.
«La famiglia ha approvato la mia scelta», dice. Probabilmente, la nomina ha rincuorato anche il distretto di Biella, dove qualche mese prima si minacciava l'uscita da Smi. «Le tensioni ci sono ancora, aggiunge, e nel biellese esistono davvero le valli fantasma, dove la fine di alcune aziende tessili ha spopolato il territorio». Ma ciò che accade a Biella, e in altri distretti tessili italiani, è una cosa inevitabile. «E abbiamo il dovere di riconoscerlo, precisa Zegna, e di dire “sei morto” alle aziende che non hanno speranze».
In soli diciotto mesi di presidenza Zegna ha chiuso operazioni in cui Smi era impantanata da anni: l'aggregazione con l'Associazione tessile, in vigore dal primo ottobre, denominata Federazione Smi-Ati, «di cui ho preso impegno per mantenere la presidenza nel prossimo biennio». E la creazione della fiera Unica del tessile.
«Ci aspettavamo l'ultimo colpo, sorride, cioè l'entrata di Prato, dopo Biella, Como, Moda In e Shirt Avenue». Una realtà che inizia a ottenere attenzioni: Raffaello Napoleone, attuale aministratore delegato di Pitti, ha dovuto smentire ieri le indiscrezioni che lo vedevano amministratore delegato di Milano Unica. L'ultima sfida è politica, contare di più, per «ottenere risultati a livello di sistema: non bastano più solo i grandi marchi, alle spalle servono plotoni, magari anonimi e ridotti nel numero, ma coesi. Qualche cambio di mentalità in tal senso si inizia ad avvertire, visto che abbiano unito i tessili a Smi».
Estratto da Finanza&Mercati del 24/11/05 a cura di Pambianconews