Sono passati 40 anni da quella foto in bianco nero. Luciano Benetton la rigira fra le mani sorridendo. Il 13 settembre del 1965 era stata costituita ufficialmente la Benetton e in famiglia si respirava un grande ottimismo. «Il clima era giovane allora», ricorda Luciano, «stava emergendo un Italia non tanto conosciuta, non ancora sviluppata. Ognuno si faceva largo con i propri mezzi. E noi ci siamo lanciati».
Insomma, lei si diverte a ripartire a zero?
«É la nostra storia. Prima ci sembrava un grande obiettivo svilupparci Italia. Poi è stata la volta dell´Europa. Un bel traguardo anche quello ma è bastato raggiungerlo per renderci conto che l´Europa è un piccolo paese e che bisognava puntare sui mercati emergenti. Oggi in India cresciamo del 50% all´anno».
A questo punto, però, sono arrivati i guai anche per voi: nuovi concorrenti, la sfida cinese, la guerra del prezzo. Secondo alcuni osservatori avete perso lo sprint, o no?
«E´ finita un´epoca, la globalizzazione ha cambiato tutto. Ora ci sono più difficoltà nei mercati: da qualche anno il fatturato non cresce anche se la redditività rimane buona. Però abbiamo affrontato la situazione e ci siamo rimboccati le maniche. Quanto allo sprint quello che conta in queste gare è la resistenza. Ogni tappa fa storia a sé».
Che cosa avete fatto?
«Siamo diventati molto più veloci: non aspettiamo che cambino gli altri ma li prendiamo in contropiede. Questo vuol dire, ad esempio, sostituire i negozi piccoli con negozi nuovi più belli e più grandi. Ma vuol anche dire investimenti maggiori nel prodotto e sui clienti. Per il 2006 ci aspettiamo un fatturato nuovamente in crescita».
Come pensate di raggiungere questi obiettivi?
«Abbiamo lavorato sodo sulla logistica e sulla riduzione dei costi. Molte produzioni sono state spostate nell´Europa dell´Est e questo ci ha aiutato parecchio. E ci siamo dati dei paletti molto rigidi: la qualità deve salire e non deve scendere; i prezzi al pubblico devono essere migliori del passato; i consumatori devono essere soddisfatti. Oggi al centro delle nostre preoccupazioni ci sono i budget delle famiglie di tutto il mondo che non possono permettersi beni di lusso ma vogliono dei prodotti sempre più belli da indossare».
Quindi nel 2006 dobbiamo aspettarci anche una crescita dell´utile?
«Questo non posso dirlo. Oggi il nostro obiettivo principale è tornare a crescere. E´ ovvio che se i volumi aumenteranno in modo sensibile prima o poi ci sarà anche un aumento dei profitti. D´altra parte i profitti non sono mai stati un problema: ci sono sempre stati».
Estratto da La Repubblica del 13/09/05 a cura di Pambianconews