Grande distribuzione, un modo di vendere davvero Rinascente
Grande è la curiosità sul futuro della Rinascente, acquistata nel marzo scorso da una cordata composta da Investitori Associati, Deutsche Bank, Pirelli Re, e affidata alle cure di Vittorio Radice. Insediato da appena tre mesi, Radice sta lavorando al piano di riorganizzazione, atteso al varco da azionisti e sindacati.
«Farà cose geniali, sostiene Elio Fiorucci, che detesta gli irrigidimenti della burocrazia e le strutture troppo formali, ma che con lui ha lavorato benissimo ai tempi di Selfridges, ha capito che era inutile organizzare produzioni autonome, ma che era meglio raccogliere idee, prodotti e gadget da tutto il mondo e rinnovare l'assortimento con grande velocità, ogni tre settimane».
«Ma l'innovazione del retail non si trova certo nella formula del grande magazzino, commenta il professor Pellegrini. Il vero cambiamento porta la firma delle catene nice price come H&M, Zara, Mango, perfino Conbipel. Hanno fatturati di tali dimensioni che non solo possono permettersi sedi importanti in zone prestigiose, ma anche di ingaggiare stilisti come Karl Lagerfeld.
Diverso è il caso Zara che, come sostiene il suo fondatore Amancio Ortega, ha democratizzato la moda creando un modello di business che rifiuta il concetto elitario di stile per tradurre tendenze, che altrimenti sarebbero esclusive, in capi fruibili da tutti.
Estratto da Affari&Finanza del 4/06/05 a cura di Pambianconews