Quali prospettive si delineano per il made in Italy della moda?
II settore sta vivendo da ormai più di 40 mesi una fase negativa, infatti dopo l'attentato alle Twin Towers dell'11 settembre 2001 non vi è stata più una fase di crescita dei consumi e dell'attività. Le prospettive, per quanto riguarda l'andamento congiunturale, sono legate all'intonazione dei mercati e, dopo una crisi così lunga, c'è da aspettarsi una fase espansiva, speriamo.
Ritiene che, anche in termini di immagine, sia preoccupante il problema della “delocalizzazione” produttiva verso Paesi con costi più convenienti?
Preferisco parlare di internazionalizzazione che di delocalizzazione, comunque si voglia chiamarla è un fenomeno irrinunciabile per prodotti a basso contenuto creativo, nei quali quindi non si possono ottenere dal mercato prezzi tali da coprire le diseconomie di costo. II discorso è diverso per le produzioni delle prime linee degli stilisti, che si possono e si devono continuare a produrre in Italia. Per questa ragione non vi è alcun problema di immagine negativa.
II boom cinese: allarmante conflittualità o proficue sinergie?
La Cina certamente consentirà di cogliere delle opportunità da parte di diverse aziende dell'area moda, ma va anche detto che altre, soprattutto quelle di minori dimensioni, in particolare del tessile abbigliamento, soffriranno in modo drammatico. Vi è quindi una netta e crescente separazione fra rischi ed opportunità, con evidenti squilibri fra i primi (maggiori) rispetto alle seconde (limitate).
L'elevata quotazione dell'euro sta penalizzando in modo sensibile le esportazioni del made in ltaly nell'area del dollaro e dello yen?
Certamente le attuali situazioni di cambio sono negative sia sul fronte delle importazioni, perchè favoriscono la penetrazione dei prodotti dai Paesi a bassi salari (Cina in primis), sia perché penalizzano le nostre esportazioni nell'area del dollaro americano.
In sintesi, Cavalier Boselli, nonostante tutto, Lei guarda al futuro con ottimismo?
Si, con ottimismo; anche perché senza ottimismo non si va da nessuna parte e l'imprenditore deve essere il primo ad essere ottimista.
Estratto da Orizzonti del 9/06/05 a cura di Pambianconews