Marta Coin, consigliere d'amministrazione del gruppo quotato a Piazza Affari, sostiene che “una fusione con Rinascente è nelle possibilità. Che i fondi dell'una e dell'altra azienda si parlino mi pare logico, altrettanto logico che la famiglia abbia voluto riservarsi una parola decisiva sul bene dell'azienda”.
Sulla stessa lunghezza d'onda, Piero Coin, cugino di Marta, e a sua volta consigliere di amministrazione, il quale aggiunge che rispetto alla prospettiva della fusione “non esiste alcuna posizione pregiudizialmente contraria. Ci siamo riservati il diritto di veto, perché Rínascente oggi è una galassia in fase di profonda ristrutturazione, che tiene dentro immobiliare e retail. E' vero che abbiamo ceduto il controllo, però siamo i soci industriali e su un'operazione di valenza prettamente industriale vogliamo poterci esprimere”.
Allo stesso modo trova spiegazione il diritto di veto dei Coin sulla cessione della catena Oviesse, che non ha mai smesso di essere redditizia e ha nei fatti consentito al gruppo di sopravvivere alla fallimentare esperienza vissuta in Germania con l'acquisizione di Kaufhalle.
Gli accordi stabiliscono, inoltre, una clausola di lock-up (obbligo di mantenere le azioni in portafoglio) di tre anni, diritti di co-vendita per i Coin, ma soprattutto il diritto di prelazione per i Coin quando Pai deciderà di cedere la propria partecipazione.
Estratto da La Repubblica del 31/05/05 a cura di Pambianconews