Il mito di Bulgari compie un secolo. È dal 1905 che quel cognome, ingentilito da una «v» al posto della «u» per richiamare la grafia delle lapidi latine, campeggia al numero 10 di via Condotti, a Roma, so
Tutti gioiellieri in famiglia?
Tutti. Da tre generazioni.
I Bulgari della quarta generazione chi saranno?
C'è Veronica, la figlia di Nicola, che già lavora a New York. E anche la mia primogenita, Irene, saltuariamente dà una mano.
Sì, ma per la successione?
Non m'interessa proprio. Penso che i figli debbano farsi la loro strada. Meglio ricchi azionisti piuttosto che pessimi manager.
Dal 1993 al 2001 il vostro fatturato è cresciuto del 30 per cento l'anno. E nell'ultimo esercizio, nonostante la crisi, ha messo a segno un altro +12 per cento.
Lo ammetto: è un'azienda che dà utili da far paura. L'idea vincente è stata l'espansione fuori d'Italia trent'anni fa. Chi non ha avuto quest'accortezza, oggi si ritrova incartato. Il 92 per cento del nostro fatturato viene dall'estero, equamente suddiviso nei cinque continenti. I gioielli incidono sul volume d'affari per il 40 per cento, gli orologi per il 35 per cento, il restante 25 per cento è rappresentato da profumi e accessori.
Estratto da Panorama del 1/03/05 a cura di Pambianconews