Il lusso made in Italy ha una zarina a Mosca: Oxana Bondarenko ha in mano le chiavi per aprire il mercato russo della moda di fascia medio-alta. Il nome del suo show room di Mosca, Li-Lu, infatti, è da dieci anni il punto di riferimento di qualche centinaio di negozi distribuiti «su tutto il territorio dell'ex Unione Sovietica, spiega l'affascinante manager russa, e non solo nella capitale o a San Pietroburgo».
Un piccolo tempio del made in Italy dove i buyer russi hanno la possibilità di toccare con mano le ultime novità di diciotto marchi italiani, da Motivi a Pal Zileri, da Patrizia Pepe a Pollini, da Trussardi a Furla. La formula segreta della Bondarenko è ben nota sui mercati europei: quella del contratto d'agenzia. Ma nel Paese degli Zar, «siamo ancora il solo agente, sottolinea, con dimensioni che offrono garanzie». Le alternative sono i distributori, gruppi che acquistano in Italia per rivendere ai consumatori russi, o i gestori dei grandi spazi commerciali d'alta gamma, tra cui spiccano i nomi di Mercury o di Bosco dei Ciliegi. Sotto questi, c'è il vuoto.
In base a un'indagine di Pambianco Strategie di Impresa, nella fascia più alta di mercato (50mila persone su una popolazione di 12 milioni) i moscoviti hanno budget annui per l'abbigliamento tra gli 8mila e i 20mila euro (tra 2.500 e 4mila solo per le scarpe). Ma è vero che le cose stanno cambiando (vedi la caduta degli oligarchi) e si tenta una maggiore ridistribuziuone del reddito.
Estratto da Finanza&Mercati del 2/12/04 a cura di Pambianconews