Antonio Favrin, presidente di Marzotto, è convinto che il futuro della moda «sarà solo di quattro, sei gruppi al massimo». E dice che «Marzotto, con i suoi marchi, vuole essere uno di questi». Tanto che l'obiettivo del gruppo di Valdagno è quello di raddoppiare il fatturato (1,7 miliardi di euro nel 2003) nell'arco dei prossimi cinque anni. La scorsa settimana la società ha annunciato i risultati dei primi nove mesi, che parlano di una leggera crescita dei ricavi (hanno pesato i cambi e il venir meno dell'ultima parte della licenza Ferré) e una ben più cospicua crescita degli utili.
Chi compone la squadra?
«Tutti quanti. Matteo, Luca (entrambi Marzotto, nda), Sassi (capo del tessile), Norsa (amministratore delegato Valentino), Vianello (controllo di direzione), Saelzer (amministratore delegato Hugo Boss). Io non lavoro più, faccio il vecchio».
Quali sono le difficoltà del mercato di oggi?
«Il problema è che non c'è un mercato, non c'è un'economia. Ma ci sono il mercato e l'economia cinese, russa, americana, spagnola… Il mondo è ormai a macchia di leopardo e i cambiamenti sono molto rapidi. Siamo stati per millenni dei cacciatori, poi per qualche secolo agricoltori, per qualche decennio industriali e infine siamo arrivati nel mondo dell'informatica. Cicli sempre più rapidi. E adesso anche questo ciclo dell'informatica è finito. Quale sarà il futuro? Vivremo una fase democratica, nel senso che la gente avrà più informazioni e potrà scegliere in modo più aperto; ci sarà una redistribuzione della ricchezza e nuovi consumatori. Ma a macchia di leopardo».
Come sarà la Marzotto futura?
«Vogliamo fare un'azienda più grande, che dia valore agli azionisti, che si espanda a livello globale. Il futuro sarà solo di quattro, cinque, sei imprese al massimo e Marzotto vuole essere una di queste».
Soli o insieme ad altri?
«Marzotto ha dentro di sé la capacità di arrivare in pochi anni a valori del fatturato doppi di quelli attuali».
Estratto da CorrierEconomia del 15/11/04 a cura di Pambianconews