Adesso spetta al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dire la sua sull'accordo firmato la scorsa settimana da imprenditori e sindacalisti “uniti” (Sistema Moda Italia, Associazione Tessile e Tessilvari da un lato; Femca Cisl, Filtra Cgil e Uilta Uil dall'altro) con l'obiettivo di dare ossigeno al settore tessile-abbigliamento-moda Made in Italy.
«L'accordo firmato, dice il presidente di Smi, Paolo Zegna, non ha l'obiettivo di preparare un documento da passare al governo con la richiesta: adesso occupatevene voi. Ma è una scaletta di priorità scritte nero su bianco per innescare le giuste scariche di adrenalina nel settore e nel Paese, per proiettarlo verso il futuro».
«I dati del terzo trimestre 2004, racconta Paolo Zegna, dicono che le aspettative di ripresa generalizzata non si sono ancora realizzate. Vanno meglio le grandi aziende organizzate e diffuse in maniera globale sui mercati internazionali, e che hanno un marchio forte e riconoscibile. Soffrono, invece, sia le piccole realtà che non hanno la massa critica per imporsi, sia quelle che offrono prodotti troppo in concorrenza con quelli che ormai anche altri Paesi in via di sviluppo sono in grado di produrre». E le aziende che sembrano essersi difese meglio, non è perché hanno aumentato i fatturati, ma perché hanno tagliato di netto i costi, o limato i margini di guadagno.
Estratto da Affari & Finanza del 1/11/04 a cura di Pambianconews