Giorgio Armani ha preoccupazioni ben più grandi di come verrà accolta dal pubblico la sua collezione 2005. Fondatore, chief designer e capo azienda della casa di moda che porta il suo nome, deve preparare la sua società per il futuro. Nonostante Armani stia ancora andando forte, non va dimenticato che ha comunque 70 anni e che non ha ancora designato né un delfino né un membro della famiglia quale suo successore. Deve decidere se l'azienda debba continuare, dopo la sua leadership, come parte di un grande gruppo, in società con un'altra casa di moda o da sola, magari quotata in Borsa.
Valentino e Ferré hanno venduto. Armani è l'ultimo della sua generazione ad affrontare il problema della successione. Questo è in parte dovuto al fatto che, essendo uno dei designer italiani di maggiore successo, non è stato costretto ad agire inseguendo necessità finanziarie. I suoi pari, Valentino Garavani, 72, Emanuel Ungaro, 71, e Gianfranco Ferré, 60, hanno già predisposto i piani per il futuro. E i parenti del compianto Gianni Versace stanno lottando per la sopravvivenza della sua azienda.
II fatto che Armani abbia stabilmente realizzato profitti per 30 anni gli permette di prendere in considerazione più alternative per la sua società di dimensioni molto maggiori. Il 30 settembre Armani ha dichiarato di aver chiuso il primo semestre 2004 con ricavi consolidati pari a 644 milioni di euro, con un aumento dell'8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e con profitti al lordo di imposte pari a 89 milioni di euro (+23%). Come ci riesce? I margini della sua moda prét-à-porter sono tra i migliori nell'industria dell'abbigliamento. Diversifica in nuove linee senza svalutare il suo marchio. E, fino a questo momento, è stato un maestro nell'abbinare creatività e accortezza commerciale.
Estratto da Economy del 22/10/04 a cura di Pambianconews