Non è facile, da qualche anno a questa parte, capire se sono i bambini a volersi vestire come i grandi o se sono i cosiddetti adulti a voler prolungare la giovinezza frugando nel guardaroba dei più piccoli; è tuttavia un fatto che la linea di demarcazione tende a farsi sempre più labile e che spesso è definita solo dalle dimensioni. Questo vale non solo per i capi di abbigliamento in sé, ma anche per il marketing. Le pubblicità della moda infantile sono ormai diffuse quanto le altre e si rivolgono ai bambini, o ai loro genitori, usando le stesse tecniche.
Indicazioni importanti per il settore sono venute dall'ultima edizione di Pitti Immagine Bimbo, la 59esima, che si è che svolta a Firenze nello scorso luglio. Alla manifestazione vengono presentate, in anteprima internazionale, le collezioni di abbigliamento e accessori per bambini e ragazzi da 0 a 18 anni, premaman e articoli per la prima infanzia. All'edizione di luglio (che pensava alla primavera-estate 2005) hanno partecipato 319 aziende, 438 marchi dei quali 185 (42% del totale) esteri, nella speranza di stimolare i consumi che in Italia continuano a essere stanchi anche nei primi sei mesi dell'anno: +0,8% la crescita della spesa a prezzi correnti, -1,4% i quantitativi acquistati, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Gli stilisti, anche i più famosi, hanno collezioni pensate ad hoc. Ma crescono anche la catene di negozi specializzati. «È sempre una sfida stimolante misurarsi con il mondo della moda per bambini, ideare nuove collezioni tenendo presenti le esigenze dei più piccoli», ha spiegato a Pitti Roberto Cavalli.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 28/09/04 a cura di Pambianconews