Anni cinquanta, anni ruggenti alla Rinascente di Milano. Il vetrinista Giorgio Armani passa all'ufficio acquisti del reparto uomo. E il suo capo gli dice: «Si ricordi, signor Armani, che lei sarà sempre un buon secondo…». Com'è andata poi, si sa. Ma forse una delle chiavi del suo successo sta proprio lì. In quel «stai schiscio» in quella milanesità che diventa sfida a superare il capo e poi se stesso, con razionalità, senza eccessi. «E' sempre rimasto coi piedi per terra, uno stilista che conosce bene il prodotto ma anche che cosa vuole il consumatore. Fin dai tempi della Rinascente e poi della Nino Cerruti, prima del salto in proprio», spiega Carlo Pambianco, superconsulente aziendale nel settore moda.
E all'apparenza non lo preoccupa il fatto di non avere eredi diretti, a parte i nipoti impegnati a vario titolo nella azienda («Ma al momento non c'è nessuno in grado di gestire la società. dopo di lui», avverte Pambianco). Come non lo spaventa il compleanno alle porte, lui che a furia di palestra e vita morigerata niente fumo, poco alcol, ha mantenuto un fisico e un volto da aitante cinquantenne. «Questi settant'anni li sto aspettando almeno da dieci, perché è da quando ne ho 60 che la gente mi chiede cosa farò, poi… Alla fine ci ho fatto l'abitudine, non mi sembra nemmeno un evento. Non cambia niente».
Estratto da Corriere della Sera Magazine del 1/07/04 a cura di Pambianconews