Recuperare le perdite del 2003 sarà molto difficile ma il 2004, per quanto le prospettive restino incerte, non dovrebbe peggiorare la situazione. È questo l'unico elemento “positivo” che offre qualche speranza a un settore, quello dell'abbigliamento esterno, che mostra ancora molti segni di sofferenza. Come conferma l'analisi elaborata da Sistema moda Italia-Efima e presentata ieri a Milano in occasione del salone Modaprima. «I segnali di sofferenza ci sono e la situazione è ancora incerta, spiega Piero Costa, direttore generale di Smi e presidente di Efima ma sembra che questa volta abbiamo davvero toccato il fondo: l'elemento di speranza è che non stiamo peggiorando rispetto al 2003».
Secondo le valutazioni di AcNielsen sui consumi finali per l'abbigliamento femminile le prossime stagioni dovrebbero mostrare un lieve miglioramento nella dinamica degli acquisti: +0,8% per la primavera-estate 2004, +0,5% per l'autunno-inverno e +1,2% per la primavera-estate dell'anno prossimo. Più in generale, i dati relativi al primo trimestre, secondo gli analisti Smi, fotografano un quadro di stabilizzazione dell'attività produttiva: il fatturato risulta però in calo nella maglieria e sul mercato domestico dell'abbigliamento, mentre è prevista una lieve ripresa sui mercati esteri.
La moda femminile, ha chiuso l'anno passato con un fatturato di 10,7 miliardi di euro, in calo del 6,2% rispetto al 2002: di fatto si è tornati ai livelli del '99. La responsabilità di questa marcia indietro ricade soprattutto sulle esportazioni, che sono scese dell'8,8% (a 5,9 miliardi) mentre le importazioni sono cresciute del 7,6%: di conseguenza l'attivo commerciale del settore si è ridotto di circa 800 milioni, fermandosi a 3 miliardi. La Germania resta il primo Paese cliente, ma le vendite sul mercato tedesco (804 milioni) sono calate l'anno scorso del 19,4%. «II problema – conclude Costa – resta la sofferenza dei consumi: la gente compra meno osi orienta su prodotti a costi contenuti, che per lo più vengono da Paesi terzi. Certo – aggiunge – la nicchia del lusso continua a funzionare, ma non è lì che si fanno i grandi volumi».
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Estratto da del 8/06/04 a cura di Pambianconews