Niente Borsa per Dolce & Gabbana: la società milanese è in grado di autofinanziare i programmi di sviluppo. Inoltre il brand non ha problemi di notorietà e per i due stilisti non si pone il problema della successione. «L'anno scorso, osserva Cristiana Ruella, direttore degli affari generali e membro del Cda, Dolce & Gabbana ha prodotto una novantina di milioni di cash flow e siamo stati in grado di ridurre il debito netto da 92 a 50 milioni». Sono stati effettuati investimenti industriali per 15,36 milioni e retail per 13,2: sono stati aperti 14 nuovi negozi a gestione diretta che hanno portato il totale a quota 73. Gli investimenti destinati alla comunicazione sono cresciuti da 61 a circa 66 milioni. I programmi di raddoppio della superficie di produzione, a 46mila metri quadrati, degli stabilimenti di Legnano e Incisa Valdarno assorbiranno entro l'inizio del 2005 circa 32 milioni. Da non trascurare anche i canoni relativi al leasing immobiliare del nuovo quartier generale milanese di via Goldoni, che vale circa 32 milioni.
Nell'ultimo bilancio, chiuso lo scorso marzo, Dolce & Gabbana ha mantenuto l'alta redditività dell'esercizio precedente: il rapporto Mol/ricavi è stato del 18,8%, meglio di Prada (15,1%), ma due punti sotto Armani e Tod's. «Ci sono ancora, sostiene Ruella, margini di miglioramento: intanto quest'anno cresceremo ancora a due cifre».
Ma quali sono le strategie? «Continueremo a monitorare l'Europa, dagli Usa siamo certi che arriveranno risultati più importanti e abbiamo buone aspettative per il Far East, in particolare per il Giappone. Il consumatore nipponico, prima attento all'accessorio in pelle, oggi guarda anche all'abbigliamento». Infine Dolce & Gabbana punterà sull'uomo (la donna genera il 65% dei ricavi) e spingerà su calzature e pelletteria.
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 10/05/04 a cura di Pambianconews