Il segnale più interessante arriva da Giorgio Armani, lo stilista-imprenditore che è il simbolo stesso del prét-à-porter italiano, da lui elevato ai vertici della notorietà e della fama: il grande successo, da qualche stagione, si chiama Armani Jeans, con incrementi a due cifre e una presenza sempre più evidente negli Empori Armani. Al punto che nel megastore di via Manzoni, a Milano, ha praticamente raddoppiato lo spazio espositivo toccando quasi i 900 metri quadrati. E infatti, nel top of the pop dei ragazzi, è uno dei marchi più citati per quella che viene definita «la sua autenticità» e per una tradizione gloriosa che non si è trasformata in noia. Nella moda alta, sono poche le firme entrate a far parte di un mondo giovanile che ormai ha creato un proprio sistema alternativo. Infatti, vengono nominati soltanto D&G e Miu Miu, le linee che declinano rispettivamente il forte stile di Dolce & Gabbana e Miuccia Prada, ritenute collezione con una propria autonomia di linguaggio e di contenuto, e non modeste «seconde linee».
Ma il vero fenomeno è Miss Sixty, che nel 2001-2002 ha visto le sue percentuali di vendita salire del 32 per cento e ha una previsione di fatturato per il 2004 di 640 milioni di euro. Nata alla fine degli anni Ottanta, Miss Sixty è la linea di jeans iperfemminili che ha dato il nome al gruppo, mentre Energie è la collezione dedicata all'uomo: i due marchi più importanti dei dieci distribuiti da questa azienda nata a Chieti per volontà di Vicky Hassan e Renato Rossi. Il talento creativo e la mente imprenditoriale. Rossi, che è l'amministratore delegato, non nega una certa apprensione di fronte a una scalata così veloce. «Qualcuno ci consiglia di rendere più adulte le collezioni, ma noi ci siamo organizzati proprio nel senso contrario e pensiamo che sarà questo a permetterci di mantenere buoni livelli: nel nostro ufficio stile c'è un ricambio continuo di giovani talenti che arrivano da tutto il mondo e che portano una curiosità, un punto di vista sempre diversi».
Evisu porta l'impronta eccentrica di Hidehiko Yamane, cultore del jeans più caro del mondo, realizzato a Osaka e che ha trasferito, nelle sue collezioni, sempre più grandi, lo stesso spirito di ricerca. Spiega Claudio Grotto, presidente di Gas, firma richiestissima del casual: «Come si apprezza una grande artista o un pittore, i ragazzi apprezzano i grandi stilisti, ma tengono i piedi ben saldi per terra. Sono attenti ai prezzi, alla qualità e anche allo stile, che però deve rispettare la loro libertà». Per questa generazione, oggi, prét-à-porter è una parola del passato, non del futuro. «Le collezioni adesso devono tenere presente le funzioni d'uso, essere adeguati ai bisogni quotidiani, e aiutare a conoscerci. Perché il vestito è prima di tutto una relazione con gli altri».
Estratto da CorrierEconomia del 29/03/04 a cura di Pamabianconews