La grande distribuzione rinuncia alla proprietà. In Europa e in Italia si moltiplicano i casi di cessione degli immobili da parte dei grandi gruppi attivi nel retail. Carrefour, Rinascente, Marks&Spencer, Kingfisher e appena tre giorni fa la catena inglese di supermercati Tesco hanno realizzato, o messo in cantiere, politiche di sale&lease back, ovvero di vendita delle proprie sedi, che vengono poi riaffittate. Tesco, in particolare, non è nuova a questa strategia e lunedì 22 ha annunciato la vendita di altri 33 negozi e due ipermercati, circa il 5% del suo patrimonio, a una società che appartiene per metà alla stessa Tesco e per l'altra al gruppo di real estate Topland. Questa operazione farà affluire nelle casse della catena britannica 970 milioni di euro. Ma tra i big della distribuzione, la prima ad abbandonare il controllo di parte delle proprietà è stata la francese Carrefour.
Nel 2000 i francesi hanno venduto a Klepierre, filiale di Bnp Paribas, 160 ipermercati per una somma di 1,5 miliardi di euro. Ancora in Inghilterra, nel 2003 sia Kingfisher, che si manifesta con i marchi B&Q, Brico Depot e Castorama, sia Marks&Spencer hanno detto addio a parecchie proprietà. Dismissione totale per Kingfisher, che per 1 miliardo circa ha passato tutti i suoi asset a Pillar Property, mentre Marks&Spencer è uscito dai suoi immobili di prestigio situati nella City londinese, incassando 172,3 milioni di euro. In Italia, la tendenza a vendere e tenere in affitto i punti vendita è stata anticipata da Coin e Standa.
La società veneta lavora oggi esclusivamente in affitto e gli ultimi immobili rimasti (circa il 5% dei punti vendita Coin) sono stati venduti nel biennio 2000-02. Standa, invece, ha inaugurato le dismissioni sotto la gestione Fininvest e da quando è stata comprata da Rewe il suo patrimonio immobiliare si è ridotto a meno del 5 per cento. Recente anche la scelta di Rinascente di costituire con l'americana Simon Property una società di gestione degli immobili, la Gallerie Commerciali. La nuova struttura societaria è al 49% dell'immobiliare Usa, che per la sua quota ha pagato 182 milioni. L'unico ad andare controcorrente è il mercato della grande distribuzione tedesca.
Estratto da Finanza&Mercati del 25/03/04 a cura di Pambianconews