L'attività produttiva langue, dai consumi non vengono particolari segni di ripresa e le aziende italiane di abbigliamento, maglieria e calzetteria ripensano anche le strategie di delocalizzazione. Secondo i dati del centro studi Smi (Sistema moda Italia), infatti, nell'ultimo biennio le imprese del settore hanno ridotto dal 18,9 al 17,2% la quota di produzione realizzata all'estero, dopo che tra il '99 e il 2002 era salita dal 13,2 al 18,9%.
«Ormai, spiega Piero Costa, direttore generale di Smi, non basta pia delocalizzare in aree dove il costo del lavoro poteva rappresentare un premio di competitività. E così molte aziende riportano la produzione all'interno, ridimensionando però l'attività. Solo le imprese più grandi, aggiunge, hanno convenienza a mantenere impianti delocalizzati».
Un ruolo cruciale in questo #'ritorno in patria'' è stato giocato anche dalla crescente richiesta di velocità, contenuto moda e servizio da parte dei buyer, in Italia e all'estero. Tutti elementi che «consentono al made in Italy di continuare a differenziarsi dai concorrenti dei Paesi emergenti, evitando, in molti segmenti di mercato, la competizione dal lato dei prezzi».
La difficile situazione di mercato (le stime indicano un calo dell' 1,1% per il sell-in a prezzi costanti delle collezioni autunno-inverno 2004-2005 in Italia, mentre all'estero le vendite alla distribuzione sarebbero in aumento dell'1,3%) crea un certo stallo anche sul fronte degli investimenti.
Spiega Costa: «Di fronte alla stasi dei consumi le imprese si chiedono se tentare ancora la strada degli investimenti in innovazione e qualità oppure stare ferme, in attesa che la situazione cambi». Per la produzione domestica (che rappresenta oltre i quattro quinti dell'offerta complessiva) si registrano ormai quasi due anni di flessioni ininterrotte: anche nell'ultimo trimestre 2003, infatti, il calo è stato superiore al 2% mentre la produzione realizzata all'estero è cresciuta dell'1,5% circa. Tutto ciò ha lasciato tracce evidenti nei livelli occupazionali del settore abbigliamento, maglieria e calzetteria: nel 2003 la riduzione media è stata dell'1,7 per cento.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 23/03/04 a cura di Pambianconews