Deutsche Bank mette a confronto la sensibilità di Gucci e Bulgari alla forza dell'euro. Entrambi i gruppi vengono penalizzati nei margini ma con risultati opposti a seconda che la valuta considerata sia il dollaro o lo yen. Secondo il termometro degli analisti tedeschi, l'ebit del gioielliere romano dimostra una sensibilità alla debolezza del dollaro nettamente inferiore a quella del gruppo della doppia G. Simulando un rafforzamento del 10% della moneta europea sul biglietto verde, l'ebit 2003 di Bulgari passa da 110 a 103 milioni di euro (-6%).
Deutsche sottolinea che il gruppo guidato da Francesco Trapani beneficia del fatto che «una gran parte dei costi delle materie prime è in dollari». Per Gucci, invece, a causa «di una esposizione del brand sugli Stati Uniti superiore a quella di altri marchi», la rivalutazione del 10% dell'euro comporta una riduzione di circa il 12% dell'ebit 2003 (che passa da 269 a 238 milioni). Discorso inverso per quanto riguarda lo yen. In questo caso, la simulazione dell'euro forte costa una diminuzione del 9% per il gioielliere, mentre per la società di Domenico De Sole la discesa è leggermente inferiore, e si ferma a un meno 8 per cento.
L'analisi di Deutsche Bank considera anche il franco svizzero. In questo caso, tuttavia, un rafforzamento del 10% dell'euro si traduce in un miglioramento dei conti di Bulgari (ebit in progresso del 4%), in ragione del fatto che Trapani paga in moneta elvetica gran parte della sua produzione di orologi (che copre il 38% delle vendite 2002 del gruppo). Per Gucci, invece, la rivalutazione sul franco non comporta variazioni rilevanti.
Vedi tabella che segue
Estratto da Finanza&Mercati del 22/01/04 a cura di Pambianconews