«Il vento è cambiato e ora soffia dalla parte giusta: quella della ripresa». La filiera del legno-mobile, tra i pilastri del made in Italy, si lascia alle spalle i risultati negativi del 2003 (fatturato -2,7%, export -5,5%) e guarda con fiducia al 2004. Roberto Snaidero, presidente di Federlegno-Arredo, in questi giorni a Colonia per la fiera internazionale del mobile, annuncia il mutamento di rotta. «Qui in Germania, dice Snaidero, sono presenti, in veste di espositori, oltre 170 imprese italiane. Si respira un'aria di moderato ottimismo, corroborata dai dati di risveglio dell'economia tedesca. Per la verità, già in dicembre si coglievano segnali di cambiamento, soprattutto per gli ordinativi esteri. Ora questi segnali si vanno consolidando».
Il mobile è un settore export-oriented: quali saranno i mercati esteri a correre di più nel 2004?
A nostro giudizio saranno soprattutto alcuni Paesi europei (Spagna e Regno Unito) assieme all'Estremo Oriente a dare nuovo impulso alle vendite. Cina e Giappone rappresentano mercati dal grande potenziale. Per gli Stati Uniti, che costituiscono il primo mercato di sbocco del nostro export, ci attendiamo un miglioramento: molto dipenderà dal cambio euro/dollaro. è importante anche il risveglio della Germania, che resta uno dei principali acquirenti di mobili italiani.
Su quale ricchezza può contare il mobile italiano?
Sul suo stesso marchio. In tutto il mondo, l'arredamento made in Italy è sinonimo di qualità, affidabilità, design. Un patrimonio inestimabile, che va difeso dalle contraffazioni e dai plagi. Il marchio made in Italy è lo scudo principale che protegge i nostri prodotti. Più in generale: il made in Italy è una ricchezza trasversale ai settori industriali, che appartiene al sistema Paese.
Perché la Cina rappresenta un'opportunità?
Perché se da un lato è necessaria una politica che richieda alla Cina e a tutti i Paesi dell'area asiatica la condanna di tutti i comportamenti illeciti e la richiesta di un'effettiva reciprocità negli scambi, dall'altro occorre avere il coraggio per avviare una strategia d'attacco, sfruttando le enormi potenzialità economiche del gigante asiatico. L'Italia ha tutto l'interesse a evitare guerre commerciali internazionali, in quanto è importatore netto di materie prime ed esportatore netto di prodotti finiti. Abbiamo invece interesse a creare un contesto commerciale in cui le condizioni di reciprocità siano rispettate e nel quale la leadership italiana, che nel mobile si fonda su ricerca e design, venga riaffermata.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 21/01/04 a cura di Pambianconews