La forza delle aziende italiane non è in discussione. Non, almeno, per Jack Mitchell. Titolare di due grossi independent stores nel Connecticut, conoscitore del mercato dal '69, quando prese con il fratello il testimone dal padre Ed, Jack Mitchell realizza con i fornitori italiani il 75% dei suoi 65 milioni di dollari di fatturato. E ogni stagione, è a Milano che viene a cercare il meglio del made in Italy da portare ai suoi 6 mila clienti. Disorganizzazione, scioperi, sfilate in periodo di saldi: la piazza milanese non ne uscirà rovinata? «Certo, lo sciopero improvviso è frustrante, alcune cose sono inconcepibili: il mio aereo di ritorno ha subito un'ora di ritardo perché il pilota non riusciva ad arrivare in aeroporto! Ma tutto questo fa parte dell'Italia, lo mettiamo in conto. E non per questo diserteremo Milano. Gli italiani hanno la capacità di cogliere perfettamente le esigenze del cliente americano».
Da dove arriva questo legame con il prodotto italiano? «Noi non siamo un department store, non cerchiamo moda estrema, vogliamo vendere. Gli italiani hanno un senso estetico impareggiabile, che incontra il gusto della nostra clientela. Ma non è solo questo. Con le vostre aziende abbiamo instaurato una partnership, nel vero senso della parola: gli Zegna, i Canali, i Loro Piana, Umberto Angeloni di Brioni, sono tutti venuti qui da noi, alcuni con il loro team stilistico. Si va a giocare a golf insieme, ci si confronta sul prodotto, si decide insieme: per esempio, come evitare che l'impatto del supereuro ricada sul prezzo finale».
Ha fatto nomi di aziende di moda maschile: e la donna? «Sulla donna lavoriamo bene con Dolce&Gabbana, Giorgio Armani, Missoni, Valentino. Anche Etro, soprattutto per le camicie, è molto apprezzato. La nostra cliente è decisamente fashion, sui 45 anni, con un forte potere economico, spesso proprietaria o direttore d'azienda. Accontentarla è più complesso, ma ci riusciamo. Il segreto è conoscere bene le persone per cui stai acquistando e soddisfare i loro bisogni, i loro desideri».
Lei ha aumentato i ricavi del 10% nel 2002, un anno di crisi diffusa. «Servizio, servizio, servizio. Il vantaggio di essere un'azienda familiare è che il cliente viene coccolato. Abbiamo iniziato così, quando ancora fatturavamo 50 mila dollari. Capendo che quando una persona entra in negozio già la semplice domanda fa la differenza. Non “posso aiutarla” ma “è un acquisto per business o per un evento speciale?”. Ci si interessa del cliente in quanto persona, oltre a offrirgli una serie di vantaggi come, ad esempio, il servizio di sartoria gratis. Poi si sviluppa l'affezione, la conoscenza profonda».
Estratto da CorrierEconomia del 19/01/04 a cura di Pambianconews