Un bilancio del 2003
Dopo le flessioni già registrate nel 2002, anche l'anno in corso si sta rivelando molto travagliato per il sistema moda italiano, per il quale è atteso, a consuntivo del 2003, un cedimento (dell'ordine del 4%) analogo a quello dello scorso anno. L'effetto sarà di trascinare il fatturato settoriale verso la soglia dei 44 miliardi di euro, e di portare la perdita di vendite cumulata nell'ultimo biennio a circa 3,7 miliardi di euro. La consistente revisione al ribasso delle previsioni di crescita rispetto al giugno scorso riflette, da un lato, un'evoluzione congiunturale nel secondo trimestre dell'anno nettamente peggiore del previsto e, dall'altro, il conseguente ulteriore rinvio nel tempo del punto di svolta del ciclo. Le informazioni congiunturali più recenti ci consegnano infatti un bilancio della prima parte dell'anno decisamente inferiore rispetto alle attese: se i primi mesi del 2003 evidenziavano infatti un quadro di domanda caratterizzato da esportazioni in via di assestamento e, addirittura, da qualche debole segnale di risveglio sul fronte dei consumi interni di abbigliamento, i dati relativi al secondo trimestre 2003 evidenziano invece una nuova frenata. Nel secondo trimestre dell'anno, infatti, le vendite estere di prodotti tessili e di abbigliamento Made in Italy hanno ricominciato a perdere terreno portando il fatturato estero complessivo dell'industria italiana del primo semestre al di sotto dei 12,8 mld. di euro (-5,5% rispetto al corrispondente periodo del 2002). Sui mercati comunitari si sono fatti sentire gli effetti di un quadro macroeconomico UE ancora molto debole che si è tradotto in nuove flessioni per le esportazioni dirette in Germania (-11,9%), Francia (-3,6%) e Regno Unito (-13,6%), rispettivamente primo, secondo e quinto mercato di sbocco per l'industria italiana. Sui mercati extra-europei, flessioni superiori al 6% hanno continuato a riguardare i flussi diretti negli Stati Uniti (terzo mercato di sbocco) e in Asia; in entrambi i casi, un ruolo determinante è stato giocato dall'apprezzamento dell'euro che ha ridotto la competitività delle merci italiane in segmenti di mercato, anche di fascia media, ormai molto sensibili a fattori di prezzo e sempre meglio presidiati dall'offerta dei paesi emergenti. Anche i flussi in entrata nel nostro paese (circa 7,2 mld. di euro nel primo semestre 2003) hanno accusato un leggero ridimensionamento (-2,2%), ma solo nei dati in valore, in quanto i volumi importati hanno continuato a incrementarsi a ritmi superiori al 4%. Ancora allarmanti inoltre i dati relativi alla Cina che già nel 2002 ha coperto, da sola, il 6,5% del totale dei consumi finali di abbigliamento italiani (il rapporto è stato calcolato sui dati in valore, ma, sicuramente, l'import-penetration cinese misurato in quantità risulterebbe sensibilmente maggiore): nel primo semestre di questo anno l'incremento delle importazioni dalla Cina ha superato il 14% nei valori ed il 38% nei dati in quantità. Con esportazioni in calo a ritmi più che doppi rispetto ai cedimenti che hanno caratterizzato i flussi in entrata, il primo semestre 2003 si chiude con un attivo commerciale di circa 5,6 miliardi di euro, 573 milioni in meno rispetto al corrispondente periodo del 2002. Questo contributo negativo degli scambi con l'estero allo sviluppo dell'attività settoriale non è stato compensato dalle fonti di domanda interne. Sul mercato nazionale, infatti, i timidi segnali di risveglio che, nel primo bimestre del 2003, avevano caratterizzato i consumi finali di abbigliamento non si sono confermati nei mesi successivi, portando a -0,6% il bilancio complessivo del primo semestre. Dopo una stagione di saldi invernali in recupero, da marzo, infatti, l'intonazione della spesa finale delle famiglie italiane per questa voce è ritornata ad essere riflessiva; si è quindi riconfermata l'elevata elasticità dei consumi di abbigliamento rispetto ai numerosi elementi di incertezza che ancora caratterizzano l'evoluzione attuale e prospettica della situazione economica delle famiglie italiane.
Previsioni per il 2004
A partire dal prossimo anno il quadro macroeconomico complessivo dovrebbe mostrarsi più favorevole e anche le aziende del tessile-abbigliamento italiano sono attese trarne beneficio: segnali incoraggianti sul fronte del sell-out di abbigliamento, iniziano già a provenire dal mercato americano e da diverse piazze asiatiche, ovvero dalle aree per le quali i segnali di accelerazione della crescita macroeconomica sono risultati più evidenti.