E così sono quarant'anni che Andrea Chimento, figlio di un ferroviere, di giorno apprendista in una fabbrica orafa di Vicenza, di sera a scuola, ha dato vita alla sua azienda di gioielli. E con un colpo di testa ben ragionato ha lasciato un lavoro sicuro, impiegato al casello di uno dei nuovi tratti autostradali che percorrevano il Veneto, per affrontare l'avventura. «Passavano due, tre auto al giorno. Per non sprecare il tempo, con qualche piccolo attrezzo saldavo le catenine. Finché decisi che dovevo smettere di annoiarmi e fondai l'azienda». è con questo anticonformismo, e una passione mai enfatica, che quest'uomo alto e solido, decisamente più giovane dei suoi 64 anni, ha dato un'impronta inconfondibile alla sua azienda.
In un settore dove unbranded è una regola, ha firmato le sue collezioni, curato ogni dettaglio del packaging, che è il primo segnale di riconoscimento come insegna l'inconfondibile shopping bag azzurra di Tiffany, e investito nella comunicazione. Ora, se questo è abituale nella moda, nella gioielleria è una scelta inconsueta. Una rivoluzione che malgrado lo scetticismo del settore , gigantesco e generico, con diecimila aziende orafe e 25 mila negozi, ha dato risultati importanti. Al punto che anche in quest'anno difficilissimo si prevede di chiudere il bilancio a 52 milioni di euro, con un aumento a due cifre. «Bisogna investire per sfuggire a una crisi che nel nostro settore è particolarmente pesante».
Senza lasciarsi irretire dal minimalismo degli anni scorsi che tollerava al massimo l'oro bianco e i brillanti, ha continuato a proporre l'oro giallo. «Perché mi piace, commenta. è un metallo che ha infinite virtù e che dà buonumore». E, ora, per festeggiare il compleanno aziendale, Chimento ha creato quella che è l'unica altra decorazione possibile per il polso: l'olorogio. A edizione limitata.
Estratto da CorrierEconomia del 22/12/03 a cura di Pambianconews