Ci avevano già provato le Giunte della Milano da bere, senza altro risultato che scatenare ricorsi e scontri tra chi, approfittando di quell'aria ricca che soffiò allegramente fino a travolgere una città e un sistema, chiedeva di più. Il progetto finì in soffitta. Questa, invece, sembra la volta buona. La parola definitiva si dirà solo la prossima primavera. Tuttavia, oggi 16 dicembre è la data in cui, secondo il programma, viene pubblicamente reso noto il piano urbanistico Garibaldi-Repubblica. Altrimenti indicato come «delle ex Varesine» o «Città della moda», per l'ambizione di trasferire nella zona ciò che sarà cancellato in Fiera, e replicare qui un nuovo quadrilatero del lusso. Quello odierno è il primo passo formale di pubblicazione degli atti (del «Programma integrato d'intervento», per l'esattezza).
Nei prossimi cento giorni sarà possibile avanzare obiezioni e suggerimenti. «Ed entro i primi di aprile 2004, spiega l'architetto Giancarlo Tancredi, responsabile del progetto per il Comune di Milano, il progetto sarà blindato». Un piano da circa 800 milioni di investimenti che rappresenta il più complesso intervento urbanistico sulla città dal dopoguerra. Un piano che ridisegnerà un'ala di Milano e che, secondo gli esperti, spingerà verso il cielo i prezzi, già alti, degli immobili dei quartieri limitrofi. Tra il 2006 e il 2009 andranno a chiudersi i cantieri. E nell'area attorno alla stazione Garibaldi, oggi in mano ad accampamenti abusivi e detriti industriali, ci saranno le nuove sedi della Regione (87mila metri quadrati) e del Comune (32mila mq), i 130mila metri quadri della Città della moda (showroom, musei, alberghi e ristoranti) e un giardino per cui sono allo studio 10 progetti di paesaggisti internazionali.
A tirare fuori dai cassetti il progetto del recupero Garibaldi-Repubblica è stato, nel '99, Nicola Trussardi. L'imprenditore, scomparso qualche anno dopo in un incidente automobilistico, ebbe il merito di vedere lontano. Forse più di quanto non riesca ancora adesso ad altri protagonisti del cosiddetto fashion system. «Occorre non dimenticare, spiega Tancredi, che nei prossimi anni la moda perderà la principale location per le proprie manifestazioni».
è un allarme. Possibile che, tra chi non vede le potenzialità del nuovo progetto, ci siano proprio gli imprenditori del lusso? «Fra pochi mesi partiranno i cantieri, aggiunge l'architetto, e questo dovrebbe sgombrare l'orizzonte dalle ultime nuvole». Ovvero dai rischi che il nuovo quartiere incontri vecchi ostacoli. «Serve coraggio», conclude. Evidentemente, la Milano che «beveva» non ha ancora scordato l'effetto postumo della sbornia.
Estratto da Finanza&Mercati del 16/12/03 a cura di Pambianconews