è uno scenario di ripresa, ma con molte fragilità, quello emerso ieri nel corso del convegno organizzato dallo studio Pambianco Strategie di Impresa e Banca Intesa, con un titolo significativo: #'dalla forza del marchio alla forza del sistema azienda''. Sì, perché proprio il sistema azienda è diventato oggi uno dei nuovi fattori di competitività per un settore, quello della moda in senso lato che rappresenta comunque i due terzi del saldo attivo della bilancia commerciale italiana, che dovrebbe chiudere l'anno a 36 miliardi di euro. «Una fase così non l'avevamo mai vista» ha confessato Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della moda. «I settori a monte, soprattutto i filati, hanno sofferto più di quelli a valle, i piccoli più dei grandi. E, non da poco, sono stati colpiti distretti e filiere. Non dimentichiamo, ha aggiunto, che il vero motore della moda è il tessile». Proprio il controllo della filiera è una delle sfide da affrontare. Vittorio Giulini, presidente di Sistema moda Italia, è convinto che «la qualità fatta di pura delocalizzazione non può durare a lungo: soprattutto il prodotto di lusso deve essere fatto «in Italia».
Ma se il peggio è passato, il futuro non è ancora brillante. «La crescita dell'export ha spiegato Gregorio De Felice, chief economist di Banca Intesa, sarà inferiore alla crescita del commercio mondiale. E questo significa che nei prossimi anni proseguirà l'erosione delle quote sui mercati internazionali. Ci saranno profondi cambiamenti, ha aggiunto De Felice: razionalizzazioni selezione del sistema produttivo, riorganizzazione delle filiere. Ma alla fine il sistema ne uscirà più forte, con una redditività accresciuta».
Più forte e diverso. L'universo della moda si avvia a polarizzarsi verso l'alto e verso il basso. Spiega Carlo Pambianco, presidente di Pambianco Strategie di Impresa: «Il mercato avrà una fascia di superlusso, che resterà una piccola nicchia; poi una fascia di lusso medio-alto, che assorbirà i consumatori della fascia media; infine una fascia medio-bassa che continuerà a crescere, anche questa a spesa dei consumatori medi». Proprio la fascia media è destinata a soffrire di più, mentre la politica dei prezzi comprimerà ancora i margini della fascia alta. La crisi ha fatto emergere nuovi protagonisti, e tra questi ci sono le grandi catene (soprattutto straniere) di moda pronta: Zara, H&M, Mango, per esempio, «sono riuscite a nobilitare il prodotto di fascia bassa, puntando anche su negozi nelle vie del centro» dice Pambianco. E aggiunge: «I due estremi non sono in competizione, sono due mondi separati che acquisiscono valori e caratteristiche uno dall'altro».
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Estratto da Il Sole 24 Ore del 7/11/03 a cura di Pambianconews