Per farci un'idea un poco più #'scientifica'' di che cosa sia il Pianeta Cina e che cosa ci si può aspettare da lui, siamo andati a sfogliare lo studio firmato da Pambianco Strategie di Impresa, condotto per far conoscere alle aziende italiane del settore moda, la realtà di questo continente (Hong Kong compreso). E, di conseguenza, capire se si può considerarlo un nemico e basta, un mercato di sbocco, oppure una fonte produttiva. Lo studio sgombra subito i dubbi dicendo: «AI momento la Cina risulta essere più interessante come fonte produttiva che come mercato di sbocco, perché le potenzialità di assorbimento sono modeste». In compenso le potenzialità di invasione degli altri mercati sono enormi.
«La Cina, si legge, esporta un terzo di tutto l'abbigliamento che produce. E la quota è in aumento. Anche se in modo non vistoso». Per contro le importazioni, rileva Pambianco, rappresentano una percentuale esigua sia in assoluto che rispetto alle esportazioni. Per adesso ad alimentare l'import è quasi esclusivamente il lusso.
I dati di Pambianco servono a disegnare lo scenario: la moda (abbigliamento, calzature, pelletteria) di fascia alta, vale circa 1.000 milioni di dollari, in un mercato interno di 95.000 milioni di dollari. Il che significa che in Cina il lusso rappresenta l'1 percento del comparto moda, contro il 10 per cento dei paesi occidentali. Ma per precisione statistica bisogna ricordare che il mercato va distinto tra Cina che vale 200 milioni, e Hong Kong che ne vale 800. «Ne consegue , scrive lo studio, che il primo è un mercato con elevata potenzialità, ma a crescita lenta; il secondo è un mercato che è già cresciuto e non riserva pertanto ulteriori potenzialità di sviluppo».
In particolare i marchi italiani in terra di Cina sono 72 e la presenza è soprattutto attraverso negozi monomarca, di proprietà (pochi) o in franchising (tanti). I negozi monomarca delle varie grìffe italiane sono 433. Le città dove sono stati aperti sono soprattutto Pechino, Shanghai e Guangzhou (Canton) oltre, naturalmente, a Hong Kong che è la più affollata di marchi. Italiani e non. E proprio la voglia di #'firme'', dice lo studio Pambianco, è ancora uno degli elementi tramanti. Poiché la moda è vissuta come elemento fortemente indicativo del ceto economico più che del gusto personale. Dunque, per conquistare i cinesi bisogna partire dalla costruzione della visibilità del brande del contatto con i clienti.
Estratto da Affari & Finanza del 3/11/03 a cura di Pambianconews