La calzatura italiana è sempre regina della moda, per design, stile e colore, e di questo i russi (soprattutto le donne) sono ancora convinti, come si vede dalle vetrine dei negozi, dalle pubblicità e dai modelli che indossano. Tuttavia, negli ultimi due anni, qualcosa sta cambiando, e le vendite, pur restando buone, incominciano a dare segnali di stanchezza. Se ne è accorta la pattuglia dei calzaturieri marchigiani che nei giorni scorsi ha partecipato a Moshoe, la manifestazione internazionale della calzatura che si svolge sei volte all'anno nel centro di Mosca, a due passi dal Cremlino.
«Siamo preoccupati, perché vediamo apparire sul mercato russo concorrenti pericolosi, in primo luogo la Cina, dice Bruno Scheggia, nuovo presidente del Comitato Russia dell'Anci, l'Associazione nazionale calzaturieri italiani, e titolare della Mario Bruni. Ma non è più come una volta, quando il prodotto cinese era sinonimo di roba da poco, tipo usa e getta. Oggi le calzature cinesi, fatte con macchinari e materie prime importati dall'Italia e anche con stilisti italiani, hanno raggiunto un livello qualitativo interessante per la fascia media e parzialmente anche per quella medio-alta su un mercato emergente come quello russo».
Intanto, la calzatura italiana, penalizzata anche dall'euro forte, nel primo trimestre i quest'anno ha perso quasi il 20% di vendite sul mercato russo rispetto al gennaio-marzo 2002. Secondo i dati provvisori, l'esportazione in Russia di calzature in pelle Italiane è diminuita infatti da 64,2 a 55,4 milioni di euro.
«Sulle calzature da donna abbiamo perso fino al 40-50%,commenta Scheggia, mentre su quelle da uomo abbiamo tenuto meglio».
«In Russia, nei Paesi Csi e in altri mercati, le regole del gioco si rispettano poco e ci troviamo di fronte a calzature in pelle marchiate e spacciate come made in Italy da produttori e importatori turchi, cinesi e via dicendo. A che serve allora la Wto? Le nostre autorità dovrebbero difenderci più energicamente nelle sedi opportune nei confronti di Paesi che sono già nella Wto, come la Cina, o stanno per entrarvi, come la Russia».
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/07/03 a cura di Pambianconews