La moda tedesca: «Mai vista prima una crisi così»
«Per la moda è un momento tragico senza precedenti, non c'è nessun segnale di ripresa». E' un coro unanime, arriva dalla Germania, il paese europeo più colpito dalla crisi economica mondiale. A conferma ci sono le cifre ufficiali dell'associazione delle industrie dell'abbigliamento: una risma di meno a partire dal fatturato globale di 4,7 miliardi di euro che nel primo semestre 2002 è calato del 7,5% rispetto all'anno precedente. Sono scese del 13% le importazioni e del 15,6% le esportazioni.
Wolfgang Ley, patron e fondatore di Escada, una delle più grandi aziende tedesche, con negozi e punti vendita in tutto il mondo è a dir poco preoccupatissimo: «non si era mai visto nulla del genere, dichiara apertamente, siamo in un periodo catastrofico». E come lui la pensano quasi tutti gli operatori del settore. La situazione economica tedesca nell'ultimo anno è precipitata. La
borsa va male, il denaro non circola, le aziende chiudono o licenziano nell'ottica di tagliare i costi: «C'è tantissima gente che non sa come pagare i conti, spiega Ley, la crisi è penetrata e anche nella fascia più alta della società, quella di chi spende, dove prima c'erano i soldi. Io faccio vestiti da trent'anni, ma non mi era mai capitato di vedere tre stagioni, una dopo l'altra così pessime. Negli ultimi mesi abbiamo perso il 10% nelle vendite, sia in Germania che nei paesi confinanti del nord Europa».
«In Germania, spiega Manfred Kronen, presidente di Igedo, la più importante fiera di abbigliamento che riunisce uomo e donna a Duesseldorf due volte all'anno, servono più leggi a favore del tessile e dell'abbigliamento. Speriamo che il nuovo governo capisca che la politica deve cambiare perché la moda è fatta di piccole e medie imprese che danno lavoro a tanta gente e che devono poter sopravvivere». Come reagiscono le aziende tedesche di fronte alla crisi? «Tagliano le spese, utilizzano la flessibilità del lavoro, spiega Kronen, e cercano di puntare il più possibile su mercati stranieri in particolare quelli dell'Est».