Il gruppo Richemont, uno dei protagonisti del lusso, archivia un anno non brillante e attende le ricadute positive della ripresa economica attesa per i prossimi mesi. Nell'esercizio a fine marzo il gruppo controllato dalla famiglia sudafricana Rupert ha registrato un utile netto in calo del 15% a 826 milioni di euro.
Il giro d'affari è aumentato del 5%, a 3,86 miliardi, ma l'incremento è frutto delle acquisizioni negli orologi, JaegerLeCoultre, Iwc, Lange & Sohne, effettuate a fine 2000. In termini omogenei, i ricavi sono calati dell'1 per cento. Il risultato operativo è sceso del 32% a 482 milioni di euro. La partecipazione del 21% nella Bat e le cessioni hanno consentito al gruppo di contenere la discesa dell'utile netto consolidato.
Il numero uno Johann Rupert ha definito «deludenti» i risultati. Secondo i vertici del gruppo, si è fatto sentire l'effetto congiunto dell'aumento delle spese operative, delle oscillazioni valutarie e del quadro economico internazionale non favorevole. Il settore del lusso ha segnato una contrazione della domanda a partire dall'ultimo trimestre 2000, in particolare negli Usa. Anche il mercato europeo è stato poco dinamico, mentre le vendite non hanno smesso di crescere in Giappone, dove i prodotti di lusso continuano a essere richiesti.