Tempi supplementari per l'assemblea della Coin, conclusasi una settimana fa in modo più faticoso di quanto abbiano detto le larghe maggioranze delle deliberazioni finali. Alcuni azionisti di minoranza sono infatti in attesa del deposito del verbale d'assemblea. E tra questi vi è anche Marta Coin, figlia di Piergiorgio. Dal verbale le minoranze si aspettano di trovare risposte dettagliate a una nutrita serie di quesiti sulle gestione. Davanti ai soci, il presidente e l'amministratore delegato, Paolo Ricotti, hanno replicato in modo giudicato insoddisfacente.
Se non vi saranno risposte puntuali, le minoranze si riserverebbero una valutazione finale dell'approvazione di bilancio. Il consuntivo al 31 gennaio 2002 ha chiuso nuovamente in perdita (-10,6 milioni di euro) e il titolo – ieri ancora in calo sotto 6,6 euro in Piazza Affari – ha dimezzato il suo valore negli ultimi dodici mesi. L'assemblea ha respinto una richiesta di azione di responsabilità nei confronti dell'intero consiglio. Le minoranze hanno chiesto anzitutto notizie sul primo trimestre: il management si è limitato a citare un +3% di ricavi in Italia e alcune difficoltà in Germania. E ha ammesso che la ristrutturazione delle attività Kaufhalle procede più a rilento del previsto. L'apposito fondo copertura di perdite future è stato intanto utilizzato integralmente e non ricostituito.
Tornando al bilancio, le minoranze hanno lamentato anche una scarsa informazione sulla situazione finanziaria del gruppo, tenuto conto che l'indebitamento finanziario netto è cresciuto da 50 a 134 milioni di euro nell'ultimo biennio. Al trend non hanno giovato né la vendita dell'immobile-gioiello del gruppo (il grande magazzino di Mestre-Barche), né alcune cessioni di crediti. Nebbia fitta anche attorno ai rumor relativi a una possibile vendita in blocco della divisione Coin, il ramo storico del gruppo veneto.