Venerdi 5 luglio. Se Consob e Borsa daranno nei tempi previsti il disco verde all'operazione, inizieranno già l'assegnazione delle azioni e le contrattazioni del titolo Prada a Piazza Affari, secondo il timing elaborato con le banche. E l'ipo della griffe italiana del lusso ha già riacceso i riflettori su tutto il comparto della moda, spinto anche da qualche timido segnale di ripresa del mercato e di ritorno delle società alla redditività.
I numeri della luxury company, presentati al mercato mercoledì 15 maggio nella sede della Prada holding nv di Amsterdam, sono quindi al vaglio degli esperti. Che hanno già tratto le loro conclusioni. Sulla base della valutazione complessiva in vista dell'ipo del gruppo Prada, che si colloca tra 4,2 e 4,5 miliardi di euro, tutti i principali titoli del lusso mondiale appaiono sottovalutati. L'Enterprise value di Prada equivale ai seguenti multipli: 28-31 volte l'utile operativo, cioè l'ebit (rispettivamente per la valutazione 4,2-4,5 miliardi), 14,7-16,5 il margine lordo (ebitda) a 2,3-2,6 il fatturato.
«I primi veri segnali di ripresa del settore ci saranno solo nella seconda parte del 2002», spiega però Carlo Pambianco di Pambianco Strategie di Impresa, esperto dell'andamento del mercato del lusso. «Nel primo trimestre, secondo i dati fin qui disponibili, l'espansione interna, cioè al netto delle acquisizioni, è stata ancora modesta, confermando l'andamento del 2001». Il giro d'affari di Lvmh è infatti aumentato del 7,7% per il consolidamento di Fendi e Donna Karan (crescita interna +2,2%). Mentre Mariella Burani group, con ricavi trimestrali a +52,4%, ha consolidato le acquisizioni di Revedi e Itm. «Nei primi tre mesi dell'anno» , aggiunge Pambianco, «ha invece tenuto meglio la redditività rispetto all'anno scorso in cui gli utili sono scesi dall'8,5% al 6,7% dei ricavi».